Liberi prigionieri

Per causa di forza maggiore l’incontro di venerdí scorso del Richiamo di Cthulhu dove io faccio il “semplice” investigatore, l’abbiamo rimandato a ieri.
Serata di rivelazioni e orrore, una serata perfetta!


È calato il sipario – Primi contatti

Pensierosi.

Torniamo dal professore Cale per cercare di carpire qualche informazione aggiuntiva; il vecchio docente sembra ci nasconda qualcosa e non ci sentiamo a nostro agio a parlare delle nostre macabre elucubrazioni sul ristorante di proprietà degli O’Bannion, probabilmente entrambe le parti hanno bisogno di acquistare fiducia l’una dell’altra. Il professore si sbilancia, sentendoci parlare, dicendoci di non esporre i nostri pensieri tanto alla leggera: è visibilmente preoccupato, forse ha fatto qualcosa che non avrebbe dovuto fare… ci racconta delle traduzioni che ha fatto per il Nuovo Ordine Esoterico della Maschera, brani di un antico tomo ritrovato ad Arkham, un libro dal nome misterioso: Manoscritti Pnakotici1.
Dubbiosi giriamo per la città, ci rechiamo alla Centrale di Polizia, come ci è stato suggerito, per vedere se possiamo trovare qualche offerta di lavoro e qui veniamo mandati a cercare oggetti nella baia a sud-est, nel quadrante infetto dell’isola: lí è dove ci sono piú naufragi e spesso si trova qualcosa di buono. La mattina successiva siamo comunque attesi in Centrale perché magari potranno assegnarci qualche lavoretto.
Di giorno la zona infetta non sembra pericolosa: è solo non civilizzata, probabilmente dovremmo visitarla quando è calato il Sole per avere contezza del reale pericolo, ma forse sarebbe meglio non scoprirlo mai.
In prossimità della spiaggia sentiamo gridare una donna, ci fiondiamo piú rapidamente possibile e vediamo un uomo e una donna che si urlano contro mentre una ragazzina su una barchetta a remi a qualche decina di metri dalla riva sta lentamente andando a fondo. I due adulti sembrano spaventati cosí Robert e Rose si gettano in acqua per salvare la piccola e, miracolosamente, riescono a farlo appena in tempo, perché minacciose pinne di predatori acquatici si avvicinano rapidissime per poi scomparire quando i due tornano a riva con la bambina salvata.
La donna che aveva lanciato l’urlo si rivela essere Claire O’Bannion, proprietaria del ristorante Mamma felice dove abbiamo “pranzato” poche ore prima. Ci invita come suoi ospiti, ospiti d’onore, e avendo trovato un appunto in un’imbarcazione semi affondata a riva, ci prepariamo al peggio, convinti che non possiamo rifiutare l’invito.

L’appunto, per l’appunto.

Il ristorante è affollato, e noi siamo in una tavolata con la coppia conosciuta nel pomeriggio, un taciturno energumeno che si scoprirà essere solo un’inutile guardia del corpo e, per ultimo, il deforme Sir Oscar Marsh, lieto di averci ancora come suoi ospiti. La signora O’Bannion e il vecchio Marsh sono in intimi rapporti, li vediamo ridere e scherzare assieme e questo ci fa correre un brivido di terrore lungo la spina dorsale. Tutto su quest’isola è sbagliato, ma qui dentro è persino peggio. Il vecchio è inguardabile per quanto orrendo: la pelle lucida del viso si accartoccia in pliche di grasso che sembrano celare delle branchie, le orecchie sono due semplici fori e il naso sembra essere completamente rientrato; in compenso le labbra sporgono turgide su quel mento sfuggente che sembra essere un tutt’uno con il collo. Gli occhi a palla, quasi senza palpebre, ci fissano crudeli mentre mastica il suo orribile pasto emettendo grotteschi suoni con la gola ogni volta che deglutisce.
Mangiamo a fatica, ma riusciamo a riempirci lo stomaco con il piatto di pesce, per evitare assolutamente la carne.
I proprietari del ristorante, e dell’isola, ci offrono un lavoro: Vincent e io potremmo dare una mano al New St. Mary Hospital, mentre gli altri due lavorare nel magazzino del ristorante. Accettiamo e mentre noi rimaniamo a parlare, Robert e Rose vengono accompagnati a fare un giro per il locale, venendo portati al piano di sotto2 per conoscere un po’ l’ambiente. In un angusto corridoio i due investigatori sentono il grugnire tipico di un porcile, inframmezzato però, da altri versi gutturali, rimasti soli per qualche istante, decidono di sbirciare e ciò che vedono sconvolgerà per sempre la mente dell’ex contrabbandiere!
Un porcile dove maiali e esseri umani vivono assieme, i maiali mangiano gli umani e gli umani mangiano ciò che possono. I primati hanno le gambe segate o spezzate perché non possano muoversi se non a quattro zampe e a tutti sono stati strappati i pollici affinché non possano liberarsi dalle catene che li tengono prigionieri. L’unico umano in condizioni decenti è un “maschio da monta”, intento a fecondare quante piú donne possibili perché ci sia sempre la carne di “cucciolo” nei piatti del ristorante. I dubbi ora sono certezze!
Bisogna fuggire da quest’isola il piú rapidamente possibile!


Commento serio

Stomaci forti.

Partita estremamente suggestiva, con elementi creepy e gore che hanno toccato la fantasia e la sensibilità di alcuni giocatori, suggestione aumentata grazie al supporto sonoro e musicale di grande effetto. Sto già ingegnandomi per poter implementare il supporto audio in questa maniera. Mi ha davvero folgorato!


  1. Questo è uno dei tanti collegamenti con l’avventura precedente. 
  2. Almeno cosí ricordo, potrebbero essere semplicemente dei locali sul retro. 

About ysingrinus

Mi sono accorto che non avevo scritto niente qui e cosí ho deciso di scrivere qualcosa.
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7 Responses to Liberi prigionieri

  1. Conte Gracula ha detto:

    Eh eh, pensate di aver evitato la carne umana, ma in area stile Innsmouth “non è né carne né pesce” è un’espressione con tutto un altro sapore… avrete mangiato il cugino Joe pensando che fosse orata!

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Fhtagn

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