Gioco

La storia ancora senza titolo

 

Incipit

Correva ormai da diversi minuti. Gli mancava il fiato, le tempie gli pulsavano e il cuore gli ballava in gola. Non sapeva se ce l’avrebbe fatta. Difficilmente avrebbe potuto.
Rischiava di essere troppo tardi, troppo tardi per tutto…

Silvia

Doveva fermarsi un attimo, raccogliere le idee e fare il punto della situazione, dalle sue azioni dei prossimi minuti sarebbe dipesa la sua vita….e non solo la sua.

beebeep74

ma dove avrebbe potuto fermarsi? qui, troppo pericoloso, e laggiù non si vedeva alcuna possibilità. Doveva farsi coraggio e provare a tornare indietro.

Wish aka Max

Sapeva bene che tornando indietro avrebbe dovuto affrontare nuovamente il nemico, ma a questo punto era inevitabile. Quando era fuggito era andato verso nord basandosi sulle informazioni prese mesi prima, ma evidentemente si era sbagliato, oppure c’era qualcosa che non andava. Insomma, l’unica era tornare indietro e tentare di muoversi verso sud.
Fece dietrofront e si mise a correre nella direzione dalla quale era venuto.

alessialia

Adesso letteralmente correva e rotolava verso sud… Aveva superato il suo punto di partenza… Il cuore gli batteva all’impazzata e tra poco sarebbe saltato fuori dal petto… Scappava e non sapeva da cosa stesse fuggendo veramente, né dove dovesse arrivare e questo lo dilaniava… Ora aveva davanti a sé il nulla… Un terribile pensiero lo incalzò… Lo avevano ingannato… La strada da seguire era proprio quella che andava verso nord e non quella verso sud che gli avevano indicato… Stava andando dritto verso…

avvocatolo

…verso il primo degli inquietanti personaggi incappucciati che da diversi minuti lo seguivano inesorabilmente. Invertì ancora una volta la sua rotta che seguiva a rotta di collo, e dopo pochi metri si voltò a scrutare da sopra la spalla (e da dove altro, altrimenti?) e vide che aveva evitato davvero di pochissimo di finire nelle loro rugose mani.
Nel girarsi rallentò inevitabilmente la sua folle corsa e riuscì a sentire il lezzo che emanavano.
Il terzo della fila, l’unico munito di una falce arrugginita, protese un indice verso di lui, rovesciò la testa all’indietro, e ragliò una risata d’altri mondi.
Lui si chiamava Caino.
I suoi genitori, evidentemente, erano scevri della comune credenza circa l’influenza di un nome di battesimo sulla personalità di un nascituro e sulla sua buona stella o, al contrario, malasorte. Se non fosse comunemente radicata tale credenza, il mondo, oltre che di Fortunato, Benedetta, Fausto, Gaia, Clemente e Angelica, sarebbe, pieno, il mondo, anche di nomi quali Sfigato, Maledetto, Infausto, Mesto, Inclemente e Diabolica (Diabolik non fa testo essendo un personaggio di fantasia).
Erano millenni, probabilmente, che nessuno, nella cattolicissima Roma (sic!), osava affibbiare un tale marchio di infamia al proprio figlio.
Caino, per l’ironia abbondante insita nelle vicende umane (e ancor più in quelle disumane), era la persona più paciosa del mondo, e continuando a correre si interrogava sui motivi che inducevano quella fila di personaggi che sembravano usciti da un horror di infima classe a seguirlo con affettata calma.
Non correvano, non si dimenavano, non acceleravano né allungavano l’ampiezza dei loro passi. Sembravano montanari alle prese con una comoda mulattiera: metodici, ritmo inflessibile, inesorabile come una marea in fila indiana.
La sua stessa indecisione, il suo invertire la rotta di continuo, la retrogradazione del suo movimento in questo pazzo sistema copernicano Caino-centrico, con gli incappucciati a far da pianeti dalle orbite eccentriche, sembrava voler tramare contro lui stesso, sembrava, la sua indecisione, esser decisa a tutti i costi a favorire la sua cattura.

Albucci

Invece lui.

gigifaggella

…improvvisamente, nascosto dai rovi, notò uno stretto sentiero sulla sua destra che forse lo avrebbe fatto uscire dal suo continuo invertire la rotta per ritrovarsi sempre a contatto con quegli esseri immondi, nelle cui mani era sicuro che prima o poi sarebbe caduto quando gli fossero mancate le forze. Svoltò quindi senza esitazioni per quella stretta stradina e, una volta che si fu voltato a guardare indietro, notò che quegli esseri si erano fermati all’imbocco del sentiero guardandosi tra loro, evidentemente indecisi se andare avanti o desistere…
Ebbe un attimo di paura perché gli balenò in mente l’atroce dubbio che forse era caduto dalla padella nella brace…

La versione alternata

Incagliatoh

… sentiva l’odore del soffritto a settecento metri di distanza. L’odore di soffritto lo faceva impazzire. Così dolciastro e tiepido.
La città ora è una signora distratta ricca di sguardi diffidenti.
Una banca, una farmacia, un’edicola, una panetteria.
Sentirsi una cozza gratinata di primo pomeriggio può far girare i coglioni, soprattutto se è lunedì e si hanno già notevoli crisi d’identità.
Sentirsi diversi da una vongola può far venire voglia di gridare, a volte, o di uccidere, dipende. Anche il rumore dell’olio che frigge può far venire voglia di ammazzare, bisogna dirlo.
Prima di riprendere la sua corsa lasciò poche righe vicino a un rigolo di sangue:

“Quindi te non c’entravi nulla, baby, volevo che lo sapessi. Hai avuto solo la sventura di chiedermi il sale dal bancone poco dietro al mio nel giorno sbagliato, o meglio, al mollusco sbagliato”.

Un Artista Minimalista

Si masturbò. Solo questo poteva porre un argine alla deriva mentale e alle insidie dell’odorosa città.
Pensò a Brenda di Beverly Hills. Quando ebbe finito stracciò il biglietto che aveva scritto. Non pensava più ai molluschi.

rachelgazometro

Bisognava a questo punto tentare di mimetizzarsi con l’ambiente circostante. Vedeva reti da pescatori, coppi, rastrelli da telline. Tutto si fece confuso nella sua mente, non sapeva più come nascondersi fino a che sopraggiunse il lampo di genio: si nascose tra i gabbiani che aspettavano affamati vicino alle paranze. Divenne uno di loro.

LudiLud

Sì, sì, nel senso che i gabbiani lo accolsero con una sorta di rito iniziatico: volarono a bassa quota in cerchio sopra alla sua testa facendo un baccano infernale; altro che nascondersi! Lui stava immobile a guardarli conoscendo bene il loro atteggiamento aggressivo in caso di minaccia del territorio. Improvvisamente si zittirono e si distinse la voce di una donna.

alessialia

Quella voce di donna era cosí bella ed invitante… Lui si distrasse troppo ascoltandola e volando con la propria mente… Si era quasi dimenticato dell’incubo che stava vivendo… A causa di questa sua perdizione, ancora tra i gabbiani che credeva suoi simili, improvvisamente diventò… Paranza… I gabbiani affamati…

Albucci

I gabbiani affamati lo notarono tra i pesci e i molluschi sparsi sulla sabbia. Lui era così riccio, e nero, aveva tre tentacoli e due pinne. Allora si radunarono in circolo intorno a quello strano essere, indecisi se mangiarlo o meno. Il più anziano di loro disse: “Questo senza limone non sa di niente”, e uno più giovane suggerì: “Forse se lo squagliamo e lo mettiamo in una cartina, fumandolo sconvolge”. Ma il capo dei gabbiani insorse con voce roca: “Cazzo ma non lo vedete che è un rifiuto?”. I gabbiani iniziarono a discutere tra loro animatamente, e lui, fattosi ormai creatura immonda, ne approfittò per raggiungere il mare.

Wish aka Max

La stradina era fiancheggiata da alberi ad alto fusto, cosicché non ebbe modo di rendersi conto di cosa lo aspettava. Improvvisamente li vide: due enormi dinosauri, uno rosa e uno lilla, brucavano allegramente nella radura. Sembravano mansueti, ma se i suoi nemici ne avevano tanta paura tanto innocui non potevano essere. Guardando bene notò che avevano il mantello a pois, il dinosauro rosa aveva i pois blu, quello lilla li aveva bianchi.

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