Lettera a un quotidiano

Pubblico di seguito una lettera che ho avuto modo di leggere oggi su un quotidiano che seguo per l’alto livello degli articoli e le interazioni dei lettori. Purtroppo non c’è la risposta, ma confido in un editoriale quanto prima.


Gentilissima redazione,
vi scrivo, con piccato umorismo, per commentare i vostri recenti articoli sugli avventori avveduti da ravveduti avveduti.
Sintatticamente parlando il geomorfismo che voi trattate come allegorica metafora mitopoietica è invero molto scialbo e, concedetemelo in nome del rispetto che io porto a voi e voi portate a noi lettori, oltremodo neoclassico. Un neoclassicismo preraffaellita della prima ora e del contrordine materico.
Capisco bene il vostro punto di vista: d’altronde voi avete sempre combattuto questa battaglia sulla diversificazione della semantica garibaldina, però c’è modo e modo di corroborare le proprie fonti causali: per esempio se invece di scrivere «[…] chi scrive è bene consapevole dell’effetto del deuterio sul sodio cloruro.» aveste scritto «il sodio cloruro, col deuterio, è lapalissiano», nessuno avrebbe avuto dubbi o problemi in merito.
Come mai quindi questa profonda ambiguità surrettizia? Non voglio pensare che ci sia un’amorale immoralità caducea, perché mi farebbe male anche solo l’esternazione del pensiero immaginifico, ma al tempo stesso l’idea che la sostenibilità delle azioni a seguito delle parole sia insostenibile mi è insostenibile.
Vi prego, quindi, di chiarire i vostri punti in merito alla questione metempsicotica che ho sollevato prima, fateci capire dove e qual è il nodo gordiano che avete intenzione di sciogliere in calce sul frontespizio del rosone.
In merito poi allo scandalo

della maieutica presocratica, vorrei sottolineare che Talete col suo Archè non intendeva assolutamente quello che voi, improvvidamente avete deciso: nessun pozzo e tantomeno nessuna caverna. Ma neanche un caos strisciante che organicamente trapana il cielo con le sue spirali spirochetiche, fantasia, mi sia concesso di illuminare, che manifesta maggiormente le aspirazioni di chi verbosamente scrive che la sustanzialità di cui chi scrive voleva scrivere. Fantasia figlia di un novello decadentismo moderno in un contesto socioantropologico rurale di aperta metropolitana esistenziale ed esiziale.
L’assurdo edonistico e idilliaco mal si sposa con l’ascetico impulso nevralgico di un estetico solipstico stilita.
Quello che dovevo dire l’ho detto. Aspetto, sinceramente e prepotentemente una vostra risposta al piú presto quanto prima.

f. K.


EDITS:

Di seguito allego la lettera in questione.

About ysingrinus

Mi sono accorto che non avevo scritto niente qui e cosí ho deciso di scrivere qualcosa.
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27 Responses to Lettera a un quotidiano

  1. Pendolante ha detto:

    Come non essere d’accordo?! Mi domando perché nessuno lo abbia mai scritto prima…

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  2. giomag59 ha detto:

    Su “Metro” e “Leggo” non ho trovato l’articolo in questione. E’ un reclamo garbato e condivisibile, che spero abbia al più presto una pacata e argomentata risposta.

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  3. le hérisson ha detto:

    l’ambiguità surrettizia è intollerabile in ogni circostanza!
    Sarà una bella bega rispondere al lettore in termini chiari.

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  4. Conte Gracula ha detto:

    F. K. chi sarà? Franz Kafka? Freddy Krueger? No, perché sono morti! °O°

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  5. Senza l’impaginazione impeccabile non avrei capito nulla

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  6. Pingback: Editoriale di risposta ad una lettera | Discussioni concentriche

  7. Sara Provasi ha detto:

    F. K. sta per Franz Kafka?

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Fhtagn

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