Tra gli alberi

A costo di sacrificare la funzione riassuntiva di questi articoli, decido di cambiare approccio e di provare a scrivere qualcosa piú fluido e narrativo. Il risultato, naturalmente, è sempre quello che è: non si può cavare rabarbaro da una rapa, anche perché l’ho scritto in fretta e furia, ma almeno io ho uno stimolo in piú. Che non si pensi male dei miei stimoli però!

Oggi parlerò quindi di L’Ultima Torcia, lo specifico perché poi sennò le persone non capiscono di cosa stia parlando, un giorno sono un gangster, un altro un guerriero, etc etc…


Gli elfi di Bosco Bianco

Non siamo noi gli elfi.

Il piccolo gruppo di avventurieri venne scortato dai misteriosi elfi nel fitto della foresta. I loro suoni erano ovattati, assorbiti dal fogliame che li avvolgeva. Repentinamente il paesaggio mutò d’aspetto, la Foresta Buia stava cedendo il passo al misterioso Bosco Bianco. Gli alberi, dal tronco immenso, avevano una liscia corteccia bianca e dura; le foglie decoravano il cielo creando mutevoli giochi di luci e ombre. E poi c’erano loro: i misteriosi e sorridenti elfi di Bosco Bianco!

Piú belli ed armoniosi degli elfi comuni, chiari di carnagione e di capelli, sorridevano al passaggio dell’insolita comitiva. I nani e l’umano erano consapevoli che quei sorrisi erano dovuti solo a quella specifica situazione e che in qualsiasi altro contesto non ci sarebbe stato altro che una pioggia di frecce. Letale e bianca, come ogni cosa in quel bosco.

Il villaggio era costruito all’interno dei bianchi alberi dal fusto enorme, passando dal tronco alle radici, creando un sistema di cunicoli comunicanti tra albero e albero. Al centro di questa arborea comunità c’era un sistema di pozze termali naturali: numerosi rigagnoli sotterranei riempivano le vasche di roccia levigata, dove alcuni elfi, vi si bagnavano tranquillamente.

Tra essi c’era però una nota stonata, un altro elfo sí, ma chiaramente differente dagli abitanti del posto, nonostante fossero cosí simili. Era un viandante, un possibile avventuriero come gli altri tre, aggredito dai goblin il giorno prima e portato in salvo dal popolo bianco. Di necessità virtú, il nuovo arrivato si uní al gruppetto, era pur sempre uno straniero in terra straniera, in cerca di un suo posto al mondo. Niente lega le persone piú della disperazione e della solitudine e cosí, consapevole del tipo di vita cui andava in contro, decise di mettere le sue doti magiche al servizio dell’avventura!

Dopo essersi rifocillati e riposati, i quattro, vennero accolti dalla regina degli elfi, una donna bellissima, eternamente giovane anche se visibilmente saggia e determinata. I suoi modi erano gentili e cordiali, o meglio, lo furono finché non venne a sapere della morte di suo figlio per mano dei goblin Testa di cervo, allora la sua furia si rese palese, la donna eterea e fiabesca cedette il passo al fuoco e all’odio, il volto quasi trasfigurato dai sentimenti, dal dolore della sua insanabile perdita.

I prodigi luminosi che ci lasciano sbigottiti!

La sera stessa ci fu un funerale in onore del principe defunto. Un funerale secondo le usanze di quel particolare popolo: la morte del nobile fu celebrata con l’amore. L’amore collettivo e senza frontiere, nelle pozze d’acqua tiepida, in mezzo agli alberi, ovunque. L’energia dell’amore era palpabile e avvolgente, rapiva e inebriava, consentendo a tutti, persino agli ospiti, di partecipare a questo rito tanto particolare. Elfi, umani e nani, tutti uniti nell’amore, nell’amore che onora la morte ed accompagna nell’ultimo viaggio chi non potrà piú, finalmente, fare ritorno.

La mattina presto, nonostante la sera “particolare”, il gruppo si mise in marcia alla ricerca della tribú goblin. I quattro avventurieri avevano due obiettivi: vendicare la morte del principe elfico, portando il re goblin, vivo o morto, al cospetto della regina degli elfi, e trovare un modo per spezzare la maledizione che affliggeva uno dei nani. Maledizione goblin collegata all’omicidio, al primo omicidio, del malcapitato principe, rimasto vittima piú volte, quando il suo corpo fu profanato da un sacerdote della Morte.

Il maledetto Sacerdote della Morte.

Dopo una marcia durata tutta la mattina, gli eroi arrivarono nei pressi dell’accampamento goblin, al centro del quale svettava, sinistro e maligno, il Totem del Tormento, un albero decorato secondo gli usi e costumi di questo malvagio popolo. Teste di goblin, fauci spalancate, zanne e artigli, e altro ancora, decoravano il feticcio lungo tutta la superficie, sulla sommità un palco di corna di cervo incoronava il totem e dava il nome alla tribú.

Inutile dilungarsi sul massacro che gli avventurieri perpetrarono: la loro inferiorità numerica era largamente compensata dall’esperienza e abilità. Mettendo a ferro e fiamme l’intera tribú, il totem fu abbattuto ed il re catturato. Questi goblin non avrebbero piú potuto nuocere a nessuno. Un piccolo pezzo di male era stato strappato via, strappato e ridotto in pezzi!

L’orrendo Totem del Tormento!

Commentino

L’avventura di ieri ha avuto due tempi: prima ci siamo adagiati con gli elfi ed i loro particolari costumi, facendo la conoscenza di un nuovo compagno di viaggio, compagno che si è rivelato fondamentale in combattimento; nella seconda parte c’è stata azione e rotolio di dadi. Il gruppo ha funzionato oltre le nostre aspettative, non abbiamo dimenticato poteri, abilità o altro. Abbiamo bloccato i nemici, li abbiamo crivellati di frecce, abbrustoliti con la magia e fatti a pezzi con le lame. I goblin sono caduti, uno dopo l’altro, non riuscendo neanche a gorgogliare aiuto in alcuni casi. Direi un successo pieno e indiscutibile!

About ysingrinus

Mi sono accorto che non avevo scritto niente qui e cosí ho deciso di scrivere qualcosa.
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116 Responses to Tra gli alberi

  1. Conte Gracula ha detto:

    Che gioco stavate facendo?

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  2. virtuos@mente ha detto:

    Non ti vengono le crisi di identità? E la notte… o il giorno… insomma quando dormi… perché dormi, vero?… dicevo, quando dormi cosa sogni?
    Bello: elfi, folletti, gobelin… 🧚🏽‍♀️ 🧚🏽

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  3. le hérisson ha detto:

    e questa mi piace, sì

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  4. endorsum ha detto:

    che storia…

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Fhtagn

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