Le mie confessioni; dodicesima parte

Mi ci sono voluti anni per riuscire a riprendere a scrivere dopo quello che mi è successo a Rho. Perdonatemi se non ho avuto voglia di aprirmi nuovamente a voi, ma certe esperienze ti segnano dentro e rendono difficile aprirsi nuovamente, anche sui fatti piú banali come un’innocente vacanza…

Erano i primi anni 2000, tra il 2005 ed il 2006 se non sbaglio, ed avevo organizzato una vacanza a San Pietroburgo con Basilio, un mio amico georgiano della bassa. Dopo tanti racconti mi aveva convinto che quello sarebbe stato il viaggio del decennio, cosa che poi effettivamente credo sia stata, e cosí in fretta e furia abbiamo fatto i biglietti per l’aereo e siamo partiti neanche due giorni dopo, senza neanche aver prenotato perché con Basi è sempre cosí, prendi e fai, divertentissimo!
La nostra intenzione era quella di andare a vedere la vigilia del Natale ortodosso, festa che a S. Pietroburgo è oltremodo sentita, facendo baldoria non stop per tre giorni di fila!
Arrivati in Russia non ero piú nella pelle, Basilio invece mi sorrideva sornione, lui conosceva questi luoghi e queste usanze, promettendomi che mi avrebbe fatto da guida e mi avrebbe fatto fare la bella vita.
Peccato però che non avendo prenotato venne subito a galla il primo problema: la vigilia di Natale è molto sentita nei paesi ortodossi e lo spettacolo che anche noi volevamo andare a vedere richiamava mezzo mondo. Basilio conosceva un tale che aveva una specie di ostello della gioventú a ridosso di Piazza XX settembre, a 10 minuti a piedi dal centro, e cosí ci recammo rapidamente in quel posto.
L’ambiente era rustico, il proprietario era un omaccione rubicondo con due grossi baffoni grigi tendenti al giallino, per l’età e la sugna che adoperava per disciplinare la sua folta chioma labiale, ma tutto nell’insieme mi faceva capire che mi sarei trovato come a casa, d’altronde non era questa la famosa ospitalità russa?
Lasciati i bagagli in stanza, dopo una rapida sciacquata ci buttammo in piazza, i festoni da sagra paesana mi facevano capire che da lí a poco sarebbe successo qualcosa, Basilio mi aveva raccontato degli incredibili scontri tra orsi, scontri all’ultimo sangue, con artigliate e morsi, con i bimbi festanti che corrono in tondo con le stelline filanti, quelle cose che le accendi e fanno le scintilline, mentre questi enormi plantigradi se le dànno di santa ragione! Per sfortuna, negli anni, questa tradizione, importata dagli amici lituani, era stata prima ridimensionata, gli orsi combattevano con le zampe imbottite, con urside e ominide disappunto congiunto, fino ad eliminarlo del tutto. Proprio nel 2002 era stato sostituito da uno spettacolo pirotecnico che, devo ammettere è stato grandioso, peccato che fosse gestito dagli stessi orsi, adeguatamente addestrati, ma non per questo disciplinati, orsi che erano sopravvissuti negli scontri passati1, con relativi incidenti sul lavoro e tra i partecipanti: quella notte sono finiti in pronto soccorso due scolaresche per via di un mortaio mal direzionato ma nessuno ha fatto niente a quegli orsi2. La festa si è cosí conclusa nelle sirene e nel sangue, come da ortodossa tradizione, sebbene in anticipo, lasciandoci con gran parte della serata improvvisamente libera.
Mentre riflettevo sul da farsi, Basi non si è perso d’animo, ha lanciato un paio d’occhiate da consumato cosacco e subito si sono avvicinate due graziosissime turiste francesi, rammaricate come noi per l’interruzione dei festeggiamenti. Lo spirito del Natale era ovviamente dalla nostra parte perché dopo un paio di complimenti in anconetano le ragazze si sono sciolte ed hanno deciso di passare la serata con noi, cosí abbiamo deciso di tornare, tutti e quattro, all’ostello, magari potevamo cenare assieme e poi, chissà, da cosa poteva nascere cosa…
Finisce la serata che siamo rimasti noi e pochi altri, il proprietario, vedendo che Basilio parla la sua lingua, si siede a chiacchierare con noi e ad un certo punto propone di giocare a dadi, in amicizia, e lo propone chiaramente a me. Tutti nella stanza ridono, francesi e Basilio compresi ma io, seppure rosso di vergogna dalla testa ai piedi decido di accettare, faccio cenno all’oste di portarmi un bicchierino di vodka ed il baffuto anfitrione sorride contento, offre un giro a tutto il tavolo e poi prende dal suo grembiule una coppia di dadi consunti e sbeccati. Non capisco la posta in gioco, né tantomeno le regole, ma non fa niente, perché Basilio continua a ridere e l’oste inizia a diventare insistente. Prende i dadi, li mette in un lurido bussolotto di legno e sorride vedendo il risultato, io deglutisco, non so che cosa sto facendo, magari perdo soldi, magari faccio la figura del fesso davanti alle turiste, afferro al volo i dadi, fisso prima Basilio e poi l’oste negli occhi, deciso, agito il bussolotto, tolgo la mano e lancio i dadi sul tavolo facendoli rotolare rumorosamente. Attimi di silenzio, nessuno sta respirando in questo momento, tutti sono concentrati sui dadi che sembrano fermarmi mai… quando finalmente urtano un’ultima volta tra loro e si fermano!
L’oste si china sui dadi assieme a Basilio, e poi scoppia a ridere, una risata sgangherata e contenta, mentre mi mostra i dadi a cui io non so dare nessun significato, prende la mia mano tra le sue manone, ci poggia i dadi e mi richiude le dita su di essi. Poi mi dà una pacca sulla spalla, mentre io lo osservo attonito; intorno a me si innalza un coro di risatine sotto i baffi, mi volto a guardare le ragazze che abbiamo rimorchiato che nascondendo le risate sotto la mano indicano l’oste alle mie spalle.
Mi volto e vedo questo omone slacciarsi la cintura e tirarsi giú i pantaloni, temo il peggio quando questi si avvicina a me tirandosi giú quegli unti mutandoni che celava sotto i vestiti, poi si gira e si piega poggiando le mani sul tavolo, facendo ballonzonare la pancia ed il cazzo con le palle in piena libertà.
Io rimango interdetto, mi guardo attorno quando Basilio finalmente si degna di spiegarmi che è usanza, da queste parti, giocare a dadi contro un ospite a caso, la prima notte di pernottamento, l’inculata del proprietario. E mi racconta di queste tradizioni con la piú grande naturalezza del mondo, come se fosse una cosa che è quasi ridicolo doverla spiegare. Intanto il vecchio trichecone sbuffa e inizia a mostrare segni d’impazienza, io provo a dire qualcosa indietreggiando di fronte a quel paio di chiappe grosse e pelose, ma urto contro una coppia di omaccioni, li identifico subito come membri della Yakuza Uralica, mi fa capire che non posso tirarmi indietro, sarebbe una mancanza di rispetto ed il vecchio oste non si merita un tale affronto, non dopo cosí tanti anni di lavoro duro ed onesto. In Russia puoi fare tante cose ma non puoi sicuramente offendere un onesto lavoratore o fargli l’affronto di rifiutare la sua ospitalità.
Guardo le turiste che annuiscono divertite, guardo il mio amico che mi fissa con aria severa, mi volto per avere la conferma della minaccia dei due omaccioni e alla fine mi rassegno.
Sotto l’occhio attento del mio amico e di tutti gli altri mi inculo l’oste, rasserenando tanto gli animi che dal nulla esce una balalaika e sulle note di Katyusha si conclude la mia prima giornata in Russia.


Interrompo qui la mia storia per poterla riprendere al piú presto: quando si inizia a raccontare la propria vita non si può piú smettere, purtroppo.


  1. Pare sia un’usanza molto diffusa in Russia quella di addestrare orsi per i compiti piú basilari come scavare in miniera, gestire fuochi d’artificio, badare ai bambini e insegnare nelle scuole. 
  2. Sembra che gli ispettori del lavoro prendano mazzette proprio dai nostri pelosi amici zamputi. 

About ysingrinus

Mi sono accorto che non avevo scritto niente qui e cosí ho deciso di scrivere qualcosa.
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23 Responses to Le mie confessioni; dodicesima parte

  1. giomag59 ha detto:

    ahahahahahaha non smetto più di sghignazzare! per fortuna hai vinto! (o avevi perso? non è chiaro se quello fosse un premio…)

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  2. Sara Provasi ha detto:

    Quella che poi era la storia all’inizio pensavo fosse una nota 😦 che lunga! Poi oh, le note!

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  3. virtuos@mente ha detto:

    Non ho capito se nelle tue avventure avventurose di vita vissuta vivendo lo prendi e lo dai o solo lo prendi o solo lo dai? 😂🤪 in fondo sono le sfumature a fare le sfumate. 🤭 comunque ti confermi un ottimo esercizio di pulizia cerebrale. 😁

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  4. Gintoki ha detto:

    Ma l’oste era una botte? Il socio che ne pensava?

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  5. assistente42 ha detto:

    Ecco perché sei il migliore

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Fhtagn

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