Stamattina, portando a spasso la mia cana, sono passato davanti ad una scuola elementare-medie inferiori. Ci passo spesso davanti, è un edificio tendenzialmente triste e grigio, figlio di un’edilizia urbana triste e grigia: si badi ben che io non critico quest’edilizia completamente, anzi ne sono anche tendenzialmente affascinato, il fascino del brutto, ma non è questo l’argomento di cui voglio parlare pur parlandone al posto dell’argomento di cui vorrei parlare dando cosí l’impressione che sia questo l’argomento di cui voglio parlare pur non essendolo1.
Da questo tristo edificio, stamattina, veniva fuori un terribile stridor di note, tipiche dei bambini che stanno imparando a suonare il flauto dolce e a cantare in coro. Una persona gretta e meschina, qual io non sono, si sarebbe allontanata lamentandosi per i tremendi risultati, io però mi sono concentrato sulla melodia che era ovviamente The British Grenadiers March2 e per la mia sproposita cultura cinematografica ne ero rimasto rapito. Quale stupore allora, quando all’improvviso la musica è cambiata. Non stavamo piú nei campo di battaglia in Europa, tra il Regno Unito, la Francia e la Prussia, no, tutto era diventato piú cupo e grottesco. Al primo ascolto poteva ancora essere una melodia infantile, rassicurante, di quelle che non ti dànno la carica ma ti rasserenano, quando alcuni passaggi mi hanno aperto le orecchie. Eravamo nell’oscuria e fittizia Roma di Dario Argento, era la ninna-nanna di Profondo Rosso, e quei bambini stavano cantando questo coro alienante3, mentre un’ombra armata di coltello da macellaio mostrava uno dei rarissimi casi di thriller investigativo onesto.
Un ardito medley cinematografico e musicale per bambini di 8-9 anni, una potenza emotiva ed istruttiva che in questi tempi sembrava impossibile si è palesata proprio sotto alle mie orecchie, proprio dalla tanto vituperata Scuola Pubblica. Quell’istituzione criticata ed osteggiata per la debolezza della morale della classe insegnante e per l’incapacità di fornire contenuti validi e interessanti, per far crescere e sviluppare il senso critico dei bambini e dei ragazzi, forse non è cosí criticanda come vorrebbe la vulgata popolare, anzi!
Purtroppo tutto questo potrebbe non essere vero. Potrei aver fatto una passeggiata con la mia cana, aver sentito delle note in lontananza ed aver sognato. Potrei aver immaginato tutto questo, il sogno del sogno, i colpi di cannone, gli omicidi, i bambini che affrontano temi difficili e imparano ad imparare, il sistema educativo, la lezione di musica e cinematografia…
Potrebbe essere stato un sogno, sicuramente lo è stato ma mi trovo a citare il Banco del Mutuo Scorso e vi chiedo: «non mi svegliate, ve ne prego».
Mi rendo conto che è diventato un articolo musicale mio malgrado. Avrei voluto scrivere altro ma alla fine la musica ha preso il sopravvento su di me, sono stato trascinato dai cavalli del maestrale, nel maestrale… in volo.
- Chiaro, no? ↩
- Fife & Drums, chiaramente nella versione del celebre capolavoro di Stanley Kubrick di cui non faccio il nome perché mi dispiace troppo l’idea di doverlo nomare acciocché i miei lettori sappiano di cosa sto parlando. ↩
- Se questi bambini cresceranno con saldi principi sarà anche merito dei Goblin. ↩
Quei virgulti cresceranno con il sacri fuoco dell’Arte che brucia il loro corpicino, a partire dal flautino dolce. Voglia il cielo che il tuo non sia un sogno ma la realtà! Ripassa domani con la tua Cana, sentirai altre meraviglie o terribili stonature? Ah, domani niente, peccato, scuole chiuse!
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Peccato già. Mi sembra però un segnale. I giovini crescono con il seme del sapere nelle loro teste, senza rischio di perderlo con inutili e dannose lezioni sbagliate.
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La tua Cana avrebbe potuto fare loro lezioni molto più utili per il loro sviluppo che il semplice soffiare nello zufolo di legno. Seguire una pista, annusare un didietro.
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Io ho imparato proprio ad annusare i didietro infatti.
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Anche tu suonavi il piffero?
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Il flauto dolce ha rovinato molte esistenze.
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Per fortuna esistono altri strumenti altrettanto insulsi!
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Già. Tipo la diamonica.
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Anche la clavietta non è male.
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Begli strumenti infernali.
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A me avevano proposto pure la diamonica, una tastiera su cui soffiare.
Non capisco questa cosa obbligatoria di soffiare in un bocchettone, certi politici da cene eleganti non erano ancora in giro e gli altri erano più discreti…
Io avrei preferito il piano di quel personaggio dei Peanuts a un qualsiasi strumento a fiato: ho sempre avuto pochi polmoni. Giusto due.
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Due sono un numero effettivamente esiguo.
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Specie se confrontati col numero delle dita previsto da norme ISO 9000 per persone normoditate!
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Un quinto considerando le mani, un decimo anche i piedi!
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Era ora che qualcuno non parlasse dell’argomento dell’edilizia brutta. Mi hai dato proprio l’impressione di volerne parlare. Non ne stavo parlando con un mio amico proprio ieri, l’indomani.
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Ma hai fatto assolutamente bene!
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Il vero bene era l’amicizia.
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Per me non ho voglia di non certificare il vero bene.
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