Una volta mi sono fatto imbalsamare.
Ecco lo dico cosí, diretto, senza tanti fronzoli, come quegli scrittori americani, o praghesi, asciutti nei termini ma non nei contenuti, al contrario di questa prolissa, ed inutile, precisazione.
Era un periodo di pigrizia, non mi andava di fare niente, non so se avete presente quei momenti in cui anche la sola idea di respirare ti costa fatica e cerchi di ridurre al minimo anche il piú piccolo sforzo e fai allora un respiro su due ché tanto di aria nei polmoni ce n’è; quando quasi per caso mi capitò tra le mani un opuscolo sulla tassidermia umana.
Svogliatamente buttai l’occhio pigro su quei colori sgargianti che schizzavano fuori dalla carta patinata dell’A4 sapientemente ripiegato, senza pensarci, anzi ridacchiando di questi stravaganti annoiati. Ma il tarlo del genio si era insinuato nella mia ottusa testa da etilista da discount: nessuno rompe i coglioni ad un imbalsamato, quando ti imbalsamano nessuno poi si aspetta niente da te, insomma è la pigrizia suprema raggiungibile senza alcuna fatica, una telefonata all’azienda specializzata nell’opuscolo e poi piú niente!
Dovevo farlo, dovevo farmi imbalsamare!
Contattata l’azienda ho subito potuto constatare la professionalità e la capacità degli operatori, dall’ultimo degli impiegati al primo degli imbalsamatori: gentilmente mi hanno spiegato tutto il processo, dalle pratiche burocratiche apparentemente noiose ma in realtà ricche di interessanti cavilli e arditi giochi legali, ai metodi di espianto e conservazione. L’argomento era cosí interessante che sentivo scemare la pigrizia e siccome sono un inguaribile lussurioso che ama macerare nell’autocommiserazione misi quella fatidica firma senza pensarci oltre!
Finalmente potevo essere pigro quanto volevo, il cuore mi batteva fortissimo, gli ultimi battiti, povero vecchio cuore, non tanto vecchio in effetti ma stanco davvero, questo sí, ancora una manciata di ore e non avrebbe piú faticato.
Il giorno prefissato mi recai in agenzia, vestito elegante ma non troppo, preciso ed ordinato, come se stessi andando in un ufficio e non a farmi uccidere. Dalla segreteria mi condussero alla clinica vera e propria, una città romana in scala, con corridoi ortogonali e stanze squadrate, molto ampie e pulite, quasi vuote, se non si tengono in considerazioni i vari strumenti per estrazione e conservazioni degli organi o per il riempimento dei cadaveri.
Il dottor T. (non dico il nome completo per rispetto dell’anonimato vista la sua professione non da tutti giustamente riconosciuta ed apprezzata) mi salutò cordialmente ma senza farmi perdere tempo mi fece spogliare e ripiegare i miei abiti, senza sgualcirli piú del dovuto, per poi farmi distendere sul tavolo settorio, dopotutto un cadavere non si lamenta mai della scomodità, un altro punto a favore dell’imbalsamazione, e sorridendomi mi fece l’iniezione letale.
Ovviamente a questo punto del mio racconto voi potreste rimanere stupiti, forse addirittura increduli, ma non pensiate che nonostante tutto io l’abbia vissuta a cuor leggero, insomma gli aghi mi hanno sempre fatto una paura del demonio e quindi potete immaginare che nonostante la mia determinazione e la loro precisione io fossi un poco agitato. L’infermiera che mi ha praticato l’iniezione però era di una bravura mai vista, il tempo di stringere il laccio emostatico al braccio che già mi aveva bucato, non feci in tempo a chiedere se avesse già fatto che ero morto.
L’intervento è durato relativamente poco, hanno prima aperto l’addome, allargato la gabbia toracica ed estratto visceri e polmoni, con annesso cuore, poi una volta svuotato il torso si sono dedicati al cervello e agli occhi, asportati anceh quest’ultimi si sono dedicati al riempimento vero e proprio, facendo bene attenzione a pulirmi e poi asciugarmi bene per evitare cattivi odori, ricucendo tutto alla perfezione, i punti di sutura sono praticamente invisibili, se non ne sottolineo io la presenza, il piú delle volte risultano invisibili a chiunque, poi mi hanno fatto degli occhi di vetro perfetti, quasi piú veri dei miei, una cosa veramente mai vista, un lavoro superlativo.
Sistemati i miei organi come da contratto, mi hanno messo in un supporto rigido e poi sistemato in una cassa di legno che hanno affidato ad un corriere per spedirmi a casa con il servizio piú rapido possibile.
In capo a due giorni sono quindi tornato a casa, imbalsamato e contento, finalmente autorizzato ad esprimere la mia pigrizia come meglio preferivo. Avevo dato disposizioni affinché mi sistemassero in camera da letto tutte le sere e nella sala da pranzo ad ogni pasto; che mi facessero fare almeno una passeggiata alla settimana, magari lungo il bagnasciuga a respirare l’aria buona ricca di iodio oppure in montagna, non alta montagna eh, a fare passeggiatine tra i boschi per l’aria fine delle conifere d’alta quota.
È stato un periodo d’oro, però, noi umani siamo imperfetti ed incontentabili, passato il primo semestre ho iniziato a provare nostalgia per tutti quegli ostacoli che turbano la vita quotidiana, alla fine mi era venuta a noia la pigrizia, non era cosí bello avere tutto senza dover far niente, senza lamentarsi per il caldo, la fila agli sportelli o anche solo le normali faccende quotidiane che un gentiluomo come me è costretto a svolgere nonostante tutto.
Com’è come non è, contattai l’azienda che mi aveva imbalsamato per chiedere di tornare indietro, pagando la penale pattuita e rassicurandoli che avevano fatto un ottimo lavoro, i professionisti seri ci tengono sempre a queste cose, ma che dopotutto la vita da imbalsamato non fa per me; sono incoerente e incostante, ma non ci posso fare niente, sono fatto cosí.
E cosí eccomi qui, come prima, a lamentarmi di tutto e a sognare una vita da pigro che in realtà non riesco a sopportare, come conferma vivente, non piú imbalsamata, del proverbio «chi ha i denti non ha il pane e chi ha il pane non ha i denti», che ho scoperto essere vero piú che mai.
Per il titolo ringrazio chi di dovere, senza sapere di cosa stessi scrivendo mi ha dato una grande mano.
Ho presente quella pigrizia atavica… e mi piace pure annoiarmi! Forse sono stata imbalsamata da piccola e non lo so? Ecco perché ho sempre freddo! Dovrei contattare l’azienda!
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Vedi, se sono passati abbastanza anni non devi neanche pagare la penale.
Che poi credo ci sia perché devono riprendersi gli organi che loro utilizzano per altre persone o altri scopi.
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Ecco!! Secondo me Luciano c’entra in tutto ciò, dato che ha un mix letale di organi!
L’hai visto il film “Never let me go”, su dei bambini che vengono cresciuti per essere dei futuri donatori di organi?
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No, dici che dovrei?
Diabolico Luciano!
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Mi era piaciuto!
Luciano è sempre dietro alle cose tetre!
Anche Norman Bates mi sa che era nella tua equipe!
Qui un piccolo Norman alla prime armi :)
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Ora proverò a vedere allora!
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Il video viene dalla serie tv Bates Motel, prequel di Psyco… Ed è ancora meglio del film che ti dicevo! Merita proprio, c’è anche un simil Luciano tra i personaggi ora che ci penso! 😂
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Luciano ti è entrato dentro vedo. Fai attenzione: può essere molto pericoloso.
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Eh lo so… ma essendo già probabilmente non morta (a quanto pare), di che mi preoccupo? 😂
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La non vita dura molto piú della vita, io al posto tuo mi preoccuperei eccome.
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Eh… mi tocca aggiungere una nuova preoccupazione alla mia lista! 🤔
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Non sono mai abbastanza le preoccupazioni, ricordalo.
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Vero! E ogni nuova preoccupazione è lì per ricordarlo!
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E per goderne. Non dimenticare la goduria per le preoccupazioni.
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Già!! Me lo dimentico troppo spesso… ecco perché me ne arrivano altre!
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A tutto c’è sempre una spiegazione sbagliata.
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O più di una!
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In teoria puoi averne quante ne vuoi: è questo la bellezza degli sbagli.
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Ah, wow, che consolazione xD
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Anche se si sbaglia c’è sempre un motivo!
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Ah certo! In questo senso non sono nemmeno mai sbagli!
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Nessuno sbaglio è mai uno sbaglio o ogni cosa è uno sbaglio?
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Entrambe mi sa!
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Abbiamo raggiunto un accordo allora!
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Già! :D
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Che bsaglio abbiamo fatto!
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Era inevitabile! 😂
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Per nostra fortuna!
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Sì, è vero 😀
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Balsamo in corpo per il corpo del pigro? Balsamo per le nostre orecchie, in questo caso pupille, visto che leggo. Che vi siano lievi i canopi
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Oh!
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Grazie!! 😀
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Chissà perché si buttano i visceri e si tiene lo scafandro. Perché la testa o il torace ci dovrebbero rappresentare più del cervelletto o del colon?
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A me rappresenta davvero l’intestino crasso.
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Magari ho un cistifella bellissima, ma nessuno lo sa. Mi turba questo rifiuto dell’interiorità, ma non nel senso spirituale, quanto dell’apparenza che abbiamo dentro.
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Pensa che nessuno pensa mai alle ghiandole surrenali se non quando è troppo tardi.
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Trovo vergognoso che le coppiette sdilinquiscano ancora fissandosi negli occhi, quando oggi avrebbero tutti gli strumenti tecnologici per adocchiarsi maliziosamente i surreni o la polpa splenica.
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E pensa se si palpassero la milza invece delle mammelle o dei glutei!
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Che poi una palpazione transaddominale non è poi sta cosa difficile. Che coglioni i giovani d’oggi, quando ancora saltavo i fossi per il lungo alle ragazze per prima cosa palpavo i reni! Libidine se ci penso, sotto la barba bianca
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Ma perché? La delicata tenerezza del colon ascendente? O la gioviale irruenza della faringe?
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Laringe ed esofago sono le prime cose che considero in una donna
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Fai bene, io invece sono da sempre attratto dalla pleura.
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E’ così glabra e umida
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Ma pure la trachea ha il suo perché eh. Ma quand’è che una persona ci ha fatto dei complimenti per la nostra trachea nonostante tutto il tempo che le dedichiamo?
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Mi sto incazzando pensandoci
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A proposito. Quante poesie sui dotti deferenti hai mai sentito?
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Solo le mie, che mi guardo bene dal pubblicare ben sapendo l’ignoranza della critica
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Io vorrei cimentarmici.
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Ti invito a farlo considerando che non sarà semplice esprimere le emozioni che solo il nostro aspetto interiore sa evocare
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È una sfida con me stesso, con la mia piú intima interiorità!
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E’ facile guardarsi allo specchio, meno facile conoscere la propria immagine ecografica
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Vorrei un ecodoppler dell’anima.
Grande titolo per una raccolta di poesie.
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Io e mia cugina, che poi è diventata mia moglie, ci siamo fatti mettere un piercing ad anello sul duodeno al posto della fede nuziale. Si vede solo in radiografia ma noi sappiamo che c’è
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Questo è vero amore. Il duodeno è la colonna della vita e voi l’avete osannata come solo due umili geni sanno fare.
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Devo dire che non la amo più, ma lei mi ha mentito nascondendomi la verità sull’origine dei suoi strani glutei
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Non mi tenere sulle spine ora!
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Possiamo parlarne in privato? I nostri avvocati ci spiano perché non li abbiamo pagati puntualmente
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Va bene. E poi la comunicazione privata mi fa pensare alla milza.
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Grazie, io e Antonia siamo stalkati da ogni genere di avvocati e professionisti del divorzio, ma non abbiamo soldi da scialacquare. Noi stiamo benissimo nella convivenza separata. Facciamo ancora l’amore, ma solo con interposizione di una terza persona con cui costituiamo un sandwich sessuale. Ma davvero, non voglio scrivere i cazzi nostri in pubblico, noi ci possiamo benissimo sentire in privato come facevamo ai tempi della banca d’Italia (che anni, cazzo).
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Cazzo sí, che anni quelli!
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Tutto ciò ha senso. Arzigoglato, certo, ma in fondo non si giunge a profonde conclusioni senza scavare un po’ di buche qua e là
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Le buche devi scavare se a fondo vuoi andare, dopotutto.
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Sai, pensavo che tu fossi più tipo da piramide e vasi canopi… forse è per questo che poi hai preferito tornare al solito tran tran!
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Può essere in effetti. Poi proverò pure i vasi canopi allora!
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Facci sapere se ti trovi meglio!
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Ma certo!
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gli occhi sono lo specchio dell’anima e a te li hanno rotti e rompere uno specchio è un gran casino. La tua anima per sette anni avrà da soffrire
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La mia o la loro, dato che sono loro ad averli rotti?
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L’anima è la tua e pure gli occhi, ma in effetti la responsabilità non è tua, sebbene avendo firmato un contratto… facciamo a metà, 3 anni e mezzo e non se ne parla più
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Gli occhi sono lo specchio dell’anima che si guarda.
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Interessante inversione
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Mi piace, sí.
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Imbalsamato, rigido, senza poterti muovere, respirare, ma vigile. Alla mercé di chi governa i tuoi spostamenti… interessante. Ma in bagno ti portavano?
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Certo, tutti i giorni.
Interessante dici?
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In balia
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Eh!
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…e comunque l’idea mi attira, disse la calamita alla linea di montaggio Fiat di anni fa.
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…e mi rendo conto che FA sono 250 anni, quindi la catena di montaggio non esisteva, se consideriamo fa un tempo…
Va da sé che ci scriverò su qualcosa, del tempo, della tassidermia e dell’imbalsamazione. Devo solo individuare l’oggetto della cosa.
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Io non vedo l’ora!
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