Diario di uno stitico/4

Giorno 316 senza cacare

Oggi pomeriggio mi è successa l’ennesima stranezza. Ormai è un’abitudine, sarebbe strano se non ci fossero stranezze, data la mia condizione.
Di mattina presto sono andato a correre, anche perché molti consigliano di fare jogging per muovere l’intestino e favorire la peristalsi, ma inutile dirlo, non è successo nulla. A me.
Quello che è accaduto a tutti gli altri invece ha del prodigioso: giovani, anziani, uomini, donne, tutti che di colpo smettevano chi di correre, chi di portare a spasso il cane o allenarsi a corpo libero, per cacare. In mezzo al parco, di fronte a tutti! Via pantaloni, gonne, biancheria, a liberarsi chiacchierando amabilmente con perfetti sconosciuti, commentando odori e consistenze dei loro scabrosi prodotti. Mentre correvo, il tanfo di quella massa amorfa di persone che, cosí sfacciatamente, defecava di fronte a me.
Con le lacrime agli occhi per il mio dramma sono tornato a casa e, nonostante il nervosismo, sono caduto addormentato come corpo morto cade.
Se l’avventura del parco è stata strana, il sogno che ne è derivato è stato realmente assurdo. Ero sempre io, solo che anziché essere di carne ero fatto fatto di feci, preciso in ogni dettaglio, con le rughe, le imperfezioni e asimettrie naturali del mio corpo, solo non di carne. Ad un certo punto dovevo cacare, anche se non credo che dicessi cosí e, nonostante temessi, di essere “stitico” riuscii a evacuare normalmente. Un perfetto stronzo, giustamente cilindrico, di carne.
Su questa visione mi sono svegliato spaventato. Sono esausto. Non ce la faccio a continuare cosí non si può andare avanti in questo


Il diario si conclude cosí, con il pensiero bloccato a metà. La scrittura è ferma e precisa, non credo si sia sentito male o gli sia accaduto qualcosa. Probabilmente scriveva il diario poco alla volta. Si sarà fermato e poi non avrà piú ripreso il diario. Tra l’altro, non ci avevo fatto caso prima, questa pagine, per quanto sembrino perfettamente pulite e ben conservate, emanano un fastidioso odore, come di feci e se penso al sogno che questo povero disgraziato ha trascritto, tutto assume un aspetto molto piú perticolare.

About ysingrinus

Mi sono accorto che non avevo scritto niente qui e cosí ho deciso di scrivere qualcosa.
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55 Responses to Diario di uno stitico/4

  1. Sara Provasi ha detto:

    Geniale 😂😂😂
    Che invidia per quelli nel parco che riescono a fare la cacca fuori casa! 😅😅

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  2. assistente42 ha detto:

    Mi immedesimo nel nostro antieroe, ma voglio porre l’accento su un aspetto che il nostro sembra sottovalutare: lui non ha bisogno più di cacare. Ha superato questa necessità, lo si evince in uno dei primi estratti che hai pubblicato. A questo punto lo invidio e vorrei sapere se si può essere uomini perdendo la voglia di scopare. La fica, signori, è ciò che ci fa commettere i peggiori errori di valutazione.

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  3. gianni ha detto:

    Trasudo curiosità, le cose a mezzo sono le più dolorose… finirà? C’è una parte apocrifa? Qualcosa di scritto da altri, che potrebbe svelare la conclusione?

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  4. Il sogno in fondo è una sorta di defecazione mentale, un atto creativo e liberatorio che si compie al termine di digestioni anche lunghissime. Mi chiedo se la defecazione del protagonista non si sia traslata sul piano onirico.

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  5. Judith ha detto:

    il mentale, solitamente, diventa somatico ma in questo caso è il corporale che si mentalizza e questa “cacata nel sogno” diventa una “cacata da sogno”, che fa da stimolo reale (o forse nemmeno necessita di essere reale per quanto venga percepita come liberatoria). Mi è piaciuto moltissimo la sospensione del racconto perchè da un lato lascia spazio all’interpretazione -che poi sapientemente guidi con indizi -(per me, ad esempio, alla fine ispirato dal sogno il protagonista è realmente corso in bagno); dall’altro è un metaracconto in cui il testo diventa immagine di se stesso in cui significante e significato finiscono per coincidere. Il finale infatti trasmette quel senso d’incompiuto, classica sensazione da stitico (che spinge spinge e nulla conclude) che fornisce anche al racconto una struttura circolare. È un racconto finito ma avrà mai fine La stipsi? No. Perchè anche laddove possa venire sconfitta (una volta o due ma anche 10), la stipsi è un concetto immortale . Evvia è morta la stipsi, evviva la stipsi! (cit.)

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    • ysingrinus ha detto:

      È morta la stipsi! Lunga vita alla stipsi!

      Ma allora secondo te è un racconto? Cioè non ho letto e trascritto un diario reale ma il racconto di un abile scrittore (o abilessa scrittora)?

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      • Judith ha detto:

        ho dato per scontato si trattasse di finzione narrativa… non pensando che la stipsi è un’afflizione reale che quando affligge sa farlo gravemente con tutta la realtà di cui è capace.

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        • ysingrinus ha detto:

          Io sono solo un umile amanuense per conto terzi. Non mi è dato sapere se questo è opera d’ingegno o tragedia personale. Prendiamo ciò che abbiamo per quello che è, con i dubbi che ci accompagnano e che rendono la vita degna di essere vissuta.

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  6. gianni ha detto:

    Come promesso il racconto

    Come noterai il titolo è evocativo

    Tutti hanno evacuato

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Fhtagn

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