Il piscio – parte 2

Il capitolo che pubblico ora si avvale della bellezza di un’ospite speciale: la Signora Cuoio, già pittrice, antropologa ed entemologa nota ai piú col suo nome di battesimo: Manni Noretti.
La nostra dopo aver sbirciato il primo capitolo, quello già pubblicato, ha voluto fare una sorpresa a suo marito, scrivendo una sua idea della storia, cosí come per scherzo.
Incredibilmente è riuscita ad entrare nell’atmosfera della nostra opera molto prima di quanto ci fossimo entrati noi1!
Ma d’altronde come poteva essere diversamente, dato che Manni è sicuramente la piú talentuosa, ed invidiata, artista in tutte le regioni limitrofe? Considerando anche la naturale repulsione per i socials networks e gli strumenti telematici, comunico con Edo solo tramite posta elettronica ed un vecchio programma di messagistica istantanea che apre una volta alla settimana quando va bene, direi che la loro notorietà supera davvero i ristretti confini telematici.
Come potrete vedere anche voi stessi leggendo questo potente capitolo2.


AVVISO: DA QUI INNANZI IL NOSTRO LAVORO E’ AFFETTO DA LINGUAGGIO E CONTENUTO ESPLICITO. LEGGI SOLO SE SEI AVVEZZO


Il piscio – parte 2

Alle tre mi svegliai all’improvviso. Lucia era uscita. Avevo una strana sensazione. Avvertivo che qualcosa non andava ma non risucivo a focalizzare cosa. Il mio sonno era stato agitato: sogni inquieti mi avevano più volte fatto svegliare. Oppure era stato soltanto un dormiveglia tormentato e dai contorni informi? Non sapevo stabilirlo. Luciano non c’era. Capitava che la notte lasciasse il suo letto per andare a passeggiare nella nostra proprietà, tra gli ulivi, per tornare solo alle prime luci del giorno.
Poco prima dell’alba, non riuscendo più a riaddormentarmi mi alzai per andare al gabinetto, forse i sogni agitati erano dovuti a ciò che avevo bevuto la sera prima. Avrei voluto riaddormentarmi e dimenticare quel fastidio, ma non c’era proprio modo di farlo.
Cosí accesi la lampadina del bagno riparandomi gli occhi dal bagliore troppo forte, per quanto la luce fosse fioca, alzai la tavoletta, tremando lievemente e provai ad urinare.
PROVAI!
Provai senza riuscire, colto da un’improvvisa nausea mi resi conto che non mi ricordavo come si pisciasse. Per quanto mi sforzassi di ricordare e di contrarre tutti i muscoli del corpo, non ottenevo nessun risultato. Non sapevo che cosa dovevo far dire al mio cervello per liberarmi. Lo stimolo aumentava sempre più, facendomi boccheggiare dal fastidio: dovevo farla ma non sapevo come!
Se solo mi fossi riaddormentato, ero sicuro, si sarebbe risolto tutto: avrei saputo di nuovo come urinare e tutto questo mi sarebbe sembrato soltanto un’avventura ridicola e patetica.
Dimenticarsi come si piscia. Chi può dimenticare come si piscia? È una cosa senza senso, completamente assurda! Eppure… Io avevo questo problema, insormontabile per le mie forze.
Preso dai miei pensieri mi scapparono due gocce e poi un debole fiotto di urina sgorgò dal mio cazzo ma, preso dall’euforia perché mi rendevo conto che non ero bloccato, cercai di liberarmi ancora, però lo sforzo si rivelò vano, anzi controproducente. Di colpo si fermò tutto, come un rubinetto chiuso, che ero incapace di aprire. Concentrandomi avevo bloccato quella parte istintiva del corpo che mi avrebbe salvato.
Disperato mi rialzai i pantaloni del pigiama perché il freddo notturno mi aumentava lo stimolo che non potevo soddisfare. Tornai a letto sperando di addormentarmi ma sembrava veramente impossibile: avevo solo un’idea in mente, la mia vescica. Gonfia, sempre più gonfia, che accumulava i liquidi di scarto senza potersi svuotare. Eppure sapevo che non c’era un blocco di alcun tipo, semplicemente ero io che non mi ricordavo più come si facesse.
Se fossi riuscito a chiudere gli occhi e a cedere all’incoscienza il mio organismo ci avrebbe pensato da solo. Mi sarei potuto arrangiare con i pannoloni per l’incontinenza della terza età, certo una soluzione ridicola, ma almeno se non mi fossi mai ricordato come si piscia, avrei potuto salvarmi i reni e la vita.
La vescica può esplodere? Quanto si può restare senza pisciare? Un giorno? Due? Quanto tempo ci vuole per morire?
Angosciato da questi pensieri che mi tenevano sempre più sveglio, chiamai l’unica persona che potessi chiamare a quell’ora della mattina perché insonne.
Mia nonna!
D’altronde la nonna mi aveva visto nascere, sapeva tutto di me, non dovevo vergognarmi di lei, inoltre aveva fatto la veterinaria in un paesino di campagna per tutta la vita. Va bene, non era un medico ma era sicuramente preparata sulla fisiologia dei mammiferi, fossero cavalli, cani o uomini.
Cosí la chiamai, cercai di spiegarle il problema e, incredibilmente, sembrò capire al volo la situazione. Mi disse di aspettare, e in capo a un quarto d’ora suonò al campanello di casa mia.
La feci entrare e lei, frettolosamente, si insinuò nell’ingresso prendendomi la mano, conducendomi in camera da letto.
Mentre camminavamo mi spiegò che aveva tardato un poco perché era passata in farmacia a prendere l’occorrente per aiutarmi, ed infatti aveva con sé una busta di plastica con una croce verde stampata sopra.
La mia mano sudava nella sua stretta forte e decisa, tipica della donna che aveva avuto a che fare con emergenze di ogni tipo, che aveva messo le mani ovunque in qualsiasi animale. Per l’emozione mi scappò qualche altra goccia di pipí, lasciandomi un alone imbarazzante sui pantaloni. Lei se ne accorse e, sorridendo compiaciuta, mi disse che c’era ancora molto da fare.
Annuii rosso in volto perché di colpo mi sentivo non essere più l’uomo che ero diventato ma il bambino che piangeva spaventato cercando di nascondersi tra le pieghe della sua gonna, quella gonna rassicurante, avvolgente, che nascondeva le sue forti gambe sotto alle quali mi infilavo quando avevo davvero tanta paura come la provavo in quel momento.
Mi fece sdraiare e liberare dal mio pigiama fradicio e puzzolente, si mise un paio di guanti in lattice e mi sussurrò all’orecchio di non temere.
Facile dire di non avere paura, molto meno non averla davvero. Di colpo mi era ritornato lo stimolo, prepotente e doloroso e non sapevo come liberarmi, mi veniva da piangere, ma lei, mia nonna, continuava a rassicurarmi, baciando le lagrime che rigavano il mio volto, ripetendomi di non avere timore, che sarebbe durato poco.
Mi intimò di fare una serie di respiri profondi, mentre apriva una confezione di plastica con dentro un lungo tubicino trasparente. Con il gomito poggiato sul basso ventre, dandomi la schiena, mi tenne ben fermo sul letto, mentre con una mano afferrava il mio membro impaurito, ancora sozzo del rapporto con Lucia. Con un ordine secco mi disse di fare un grande respiro, mentre tentò di infilare il tubicino dentro l’uretra: era un catetere!
Non avevo mai provato un dolore del genere, mia nonna sicuramente doveva avermi scambiato per un cavallo, o almeno non doveva essere abituata alle mie dimensioni sicuramente non equine.
Mentre cercava di infilare questo tubo, senza averlo lubrificato, con l’altra mano stringeva sempre più, muovendola su e giù, su e giù, facendomi combattere il dolore con il desiderio che il maneggiamento mi procurava. Morivo di vergogna; il mio pene aveva un’enorme erezione e temevo che sarei potuto venire. Avevo le lacrime agli occhi per le emozioni estreme e contraddittorie che mi laceravano. Era tutto cosí doloroso e irreale, come un incubo terribile, ma se fosse stato un sogno avrei dovuto svegliarmi già da tempo. Giacevo inerme, completamente alla mercé di mia nonna. Non riuscivo a muovere un muscolo, mentre sentivo la voglia crescere sempre più e le sue parole soddisfatte. Il dolore era diventato insostenibile e ciononostante il mio durello non accennava a diminuire, sudavo freddo, pensavo che sarei morto da un momento all’altro quando finalmente il mio cervello non resse e persi i sensi.


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  1. Ha davvero dell’incredibile, quasi assurdo! 
  2. E non è l’ultimo! 

About ysingrinus

Mi sono accorto che non avevo scritto niente qui e cosí ho deciso di scrivere qualcosa.
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47 Responses to Il piscio – parte 2

  1. giomag59 ha detto:

    Sto ancora ridendo come uno scemo… ah, ah, pensarti alle prese con catetere e nonna smanettona è troppo divertente!

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  2. Judith ha detto:

    Aaah ecco ora comprenendo il perchè del titolo. Cioè.. inizio a. Comprendere. Sto immaginando la nonnima com espressiome sadica e voce da demone… non posso farne a meno.

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  3. Sara Provasi ha detto:

    Nooo, e ora cosa succederà? O_O
    Io mi aspetto fin da ieri grandi cose anche da Luciano xD
    Meraviglioso, e adoro le descrizioni!

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  4. Una netta sterzata verso il trhyller psicologico. Bomba!

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  5. Zeus ha detto:

    Bello il racconto, ma solo i migliori potevano leggerci dentro “lagrime”.
    Il meglio del tuo meglio.

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  6. Pingback: Il piscio – capitolo 3 | Discussioni concentriche

  7. Pingback: Il piscio – IV | Discussioni concentriche

  8. Pingback: Il quinto – Piscio | Discussioni concentriche

  9. Suspancence! 😱😱😱 ci vediamo domani per l’ultima puntata del

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  10. Conte Gracula ha detto:

    È diventata una storia horror!
    A me, idee così bizzarre non ne vengono mai… per fortuna, già fatico a dormire!

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Fhtagn

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