Vertigine

Poteva essere una riflessione da una riga o un racconto breve. Invece è stato questo. Un racconto brevissimo per il quale devo ringraziare un artista minimalista per l’involontario spunto suggeritomi e Davide Tessitore per un paio di utili osservazioni1.


Vertigine

Precipito nel vuoto, l’aria mi esce dai polmoni senza controllo, mi gira la testa, per lunghi ed interminabili attimi non riesco a respirare, mi manca l’ossigeno, annaspo, mi agito, il sangue mi va alla testa e mi formicolano le mani.
Con le lacrime agli occhi all’improvviso riesco a riprendere fiato. Respiro affannosamente… il nulla mi risucchia come un turbine diabolico, credo di svenire ma invece urlo.
Urlo.
Urlo!
Disperatamente lancio schegge di dolore dalla mia gola sanguinante sperando che possano scalfire le strette pareti, le lisce pareti che mi sovrastano e mi soffocano, spingendomi, come se avessero delle mani, verso il fondo infinito di questa mia interminabile caduta.

Un piede in fallo, credendo di essere al sicuro, il baratro come ricompensa per questa distrazione. Senza speranza, senza salvezza, senza nessuna certezza se non quella di frantumarmi. Ho provato a lottare, a rallentare la caduta, ad aggrapparmi per arrampicarmi ma sono riuscito solo a distruggermi le dita, perdendo completamente le unghie, il sangue ormai seccato mi ricorda il mio errore anche ora che il dolore si è attenuato, anche ora che non riesco piú a vedere la luce, ché basandomi solo sulla vista non saprei dire qual è il sopra e quale il sotto. Dove si trova l’uscita, o il fondo.
Paradossalmente potrei star precipitando verso la libertà, verso la bocca di questo pozzo malefico ed ogni mio tentativo di ostacolare la caduta potrebbe essere un ulteriore passo nella mia prigione verticale, come se mi mettessi ad arrampicarmi a testa in giú, verso il basso, nell’aria.

Sto cadendo da tanto tempo, da quando ho memoria praticamente. Ho solo qualche immagine fugace di ciò che c’era fuori, di ciò che io ero fuori. La mia vita è solo questa tenebra, nera, continua. Niente altro.
La mia speranza è che essendo da sempre in caduta libera qualcosa sia finalmente cambiato, magari veramente inizio a precipitare verso l’alto… chiudo gli occhi, esausto, sentendo l’aria colpirmi ora la nuca, ora il volto, continuando a precipitare ancora ed ancora, senza direzione, senza sogni, senza senso. finché non sento davvero piú nulla e lentamente svanisco.


  1. Meno di 400 parole e ben due persone, oltre a me, coinvolte. Che vergogna! 

About ysingrinus

Mi sono accorto che non avevo scritto niente qui e cosí ho deciso di scrivere qualcosa.
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36 Responses to Vertigine

  1. Liza ha detto:

    Bello vertysigrinoso 😉

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  2. rachelgazometro ha detto:

    Ho provato angoscia, ansia e claustrofobia mentre lo leggevo.
    Bravo.

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  3. silviatico ha detto:

    Potresti cercare di cadere in modo meno veloce, un po’ più lento, quasi come una piuma, chè mi sta dando le vertigini questo tuo andar giù veloce?… Così rischio di perdermi lo splash…

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  4. Gagliarda anche concettualmente la caduta costante. Solitamente si dice che raggiunto il fondo si può sempre scavare, ma potrebbe non essere necessario secondo questo modello.
    Il numero di parole è umile, e sappiamo bene di cosa sia il segno l’umiltà!

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    • ysingrinus ha detto:

      Sí, ho pensato che la caduta costante potesse indicare meglio il mio intento. Inoltre rifiuto la populistica soluzione dello scavare quando raggiunto il fondo.
      Solo i migliori sanno essere veramente umili!

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  5. mollymelone17 ha detto:

    Se ti va bene è un caso di Sindrome Cinese e rispunti dall’altra parte. Io ora ho bisogno di prendere aria perché ho un leggero senso di angoscia claustrofobica. Ben scritto davvero

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  6. giomag59 ha detto:

    E’ il racconto di un incubo notturno? Comunque mette angoscia. Grazie eh!

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