Questo articolo dovrebbe rientrare nel “filone” delle mie confessioni, me ne rendo conto; se non vi rientra non è perché io sia diventato fessoscopico tutto a un tratto, è perché nelle confessioni parlo di fatti terminati, perché solitamente il dolore e la vergogna devo lasciarle sedimentare per poterli trattare, ma questo è un dramma ancora in atto.
L’ultimo atto.
Negli ultimi mesi ho scoperto che quel furbologo dell’artista minimalista alludeva e ri-alludeva alla sua passione per i minerali. Passione condivisa da molti, penseranno gli stupidologi.
Io che però dottissimo non sono in tale materia, sono andato oltre.
Molto oltre.
Ho capito che nelle sfaccettature del quarzo, con quei riflessi rosastri o nella cristallizzazione del carbonio si può nascondere molto piú di quanto non veda la gente normalmente.
I silicati hanno una loro imprescindibile sensualità, sensualità che chiunque non sia un verificatore aggiunto può comprendere, ovviamente.
Cosí, quando l’artista si è slegato i baffi per mettere a nudo le sue passioni, io ho deciso di ascoltarlo.
Ho capito che si può avere una storia d’amore, provare l’impeto della passione, anche con un freddo, distaccato sasso.
Un sasso non ha sesso.
Non ha sentimenti che puoi ferire e non è in grado di ferire i tuoi.
Un sasso è inerme. Algido. Passionale nella sua algida durezza, o nella sua scomposta friabilità.
Invito a riflettere chiunque mi legga: quante volte vedendo un sasso per strada non vi è venuta voglia di apostrofarlo con un «Ehilà fata, posso approfittare della tua stratificazione?», ovviamente attribuendogli arbitrariamente un sesso femminile?
E quante volte, vedendo quella pioggia di sassi non avete pensato che avevate bisogno di un cordiale? Lo sparasassi è forse la miglior invenzione degli ultimi duemila anni, subito seguito dai radioisotopi che conferiscono spettacolari poteri alle pietre…
Ma divago. Mi rendo conto che divago per evitare il dramma.
Ho un peso alla gola come un ferro da stiro, finemente istoriato, ma pesante, pesantissimo.
Ci sono sassi e sassi. Pietre e pietre. Ci sono i graniti, ci sono le pietre pozzolaniche, le basaltiche, le sedimentarie… io mi sono innamorato di una calcarenite.
All’inizio è stato bellissimo, c’era la passione travolgente, quella che il sommo Rubens ha scritto sull’argilla con i suoi immortali versi.
Con la carota
infreddolita
accarezzo l’amor
siliceo
che nulla risponde
al turgido calor.
E voluttà m’assal’
mentre il cherubin’
scaglia pietre nel mio
corason <31
Poi però il dramma. Lentamente, quasi impercettibilmente, ha iniziato a sbriciolarsi, la sua compattezza è andata via via scemando, lasciandomi nel giro di due settimane solo della polvere addosso, polvere che non riesce, me tapino, a darmi la sensazione sulla mia pelle che, come un diodo giargianese, una volta mi dava.
Lo so che è nella sua natura, dovrei emendarmi per questo, ma proprio non riesco ad andare avanti cosí.
Non riesco piú a sentire quelle sensazioni… il motivo per cui mi aveva attirato, la sua naturale porosità graffiante, è proprio quello che ora mi repelle, come se fosse Moab-Z…
Presto non mi rimarrà piú niente se non un triste blet.
- Ogni volta che rileggo questa poesia mi stupisco per la sua innaturale bellezza ed immanenza. Solo la mente allenata di un genio sfaticatato può arrivare a tanto. ↩
Quanta passione nella descrizione rapita di un minerale che ci ha acceso lo spirito. Il vero amore è solo quello che può legare entità così lontane per struttura e composizione chimica. Io ho scoperto la poligamia e nessuna delle mie compagne minerali, ben sicure dei miei sentimenti, si è sentita messa in discussione.
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La chimica può anche questo?
Fondere lo spirito tra entità con e senza spirito?
Quali sono gli ottetti che devono essere riempiti? Quali i legami covalenti tipici dei cristalli?
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Quante volte si dice che l’amore è un fatto chimico? Sentiamo che è vero, ma la sua formula rimane un mistero tanto nei nostri scheletri carboniosi quanto nell’affascinante struttura di un cristallo.
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Chi lo dice in realtà lo dice senza mai pensare alla sua formula bruta.
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L’amore è una cosa che si dice e si fa, ci si pensa molto prima e molto dopo. Durante è impossibile purtroppo. Per questo mi piacciono le pietre, non ti riversano addosso perplessità e dubbi.
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Pensare poco aiuta l’amore, è vero. La superiorità dei sassi è innegabile.
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e chi dice che i sassi oppure gli alberi non hanno anima o voce? probabilmente siamo noi a credere che l’unico linguaggio ufficiale sia quello umano e se fossimo noi a dover essere interpretati e non loro? …(giuro non sono ubriaca e non ho assunto sostanze strane 😀 )
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Per questo ho iniziato questa relazione…
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Approfitto di questo tuo atto di emendazione per cogliere l’occasione di confessare che io sessualizzo sempre i sassi.
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E come li sessualizzi? Con quale criterio?
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Col principio del cono d’ombra. Vedo quali sassi proiettano ombre che richiamano figure femminili, ivi compresi ovviamente genitali e zone erogene.
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Ma alludi?
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E ri-alludo.
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Empfth!
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Molto bene.
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Incredibile, Gintoki s’è emendato!
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Sentivo il bisogno di un salutare lavacro.
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Gurumpftztzs.
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Ma il quarzo è un silicato? Per questo il selciato si chiama così? Un quarto di manzo fa un quarzo se lo cuoci troppo?
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Pensi di voler approcciare anche tu i minerali del tuo cuore?
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Confessioni che lasciano di stucco … pardon di sasso! :))))
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Di sasso a dir poco! ;)
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Io non sono pronto a questo passo granitico. Rimango marmoreo sulle mie convinzioni.
Non guardo al futuro dorato e neanche ad un passato di platino.
Guardo nel cristallo e vedo che non c’è quarzo che tenga.
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Sbriciolati un po’!
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Friabilissimo
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Ecco, cosí, emendati.
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Mi emendo. Mi faccio una sabbiatura.
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Buona idea. Arricchisciti di silicati.
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Mi stavo perdendo i tuoi post perché come una cretina devo aver malauguratamente premuto il tasto Segui. Oh me tapina! Chi é senza peccato scagli la prima pietra! Ovviamente!
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Ho visto che ti eri messa a seguirmi ora…
Le pietre vanno amate!
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Non posso…ho un cuore di pietra!
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Emenda il tuo cuore! Scavalo poco a poco con una goccia!
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Io pensavo a un piccone…
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Sei molto appuntita.
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Anche spigolosa, ovviamente!
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Ovviamente!
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Sublime poesia;
certamente schiattare assai
d’invidia farai i vogon
l’arte degna del protestetnico tua è
è dopo un gotto pangalattico
piacerebbe anche a me.
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Sei ufficialmente divenuto il Pöeta Supremo.
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