Tergiversando tergiversando ho deciso di smettere di tergiversare e di anticipare di qualche ora la pubblicazione di un racconto in passato pubblicato sul forum di cui ho già fornito il collegamento in passato, recente passato, per altri racconti che però ho già segnalato in queste poche ore. Il titolo originale con cui l’ho pubblicato è “Disquisizioni etiche“, titolo che però non mi è mai piaciuto troppo e quindi lo chiamerò “Monologo o soliloquio: chi può apprezzarne la differenza?“. Come ho spiegato nell’ultimo racconto ripubblicato, non praticherò piú il cambio di carattere e il racconto è frutto di fantasia. Possono esserci stati degli elementi nella vita terrena che mi hanno ispirato ma la storia non vede me, Ysingrinus, come protagonista. Io sono solo lo scrittore che incanala la storia per chi la vuole conoscere. Inoltre la pigrizia mi impedisce di compiere lo sforzo di ricontrollare la presenza di possibili errori: se mi è andata bene una volta, non vedo perché dovrei essere piú esigente adesso. Anche se probabilmente non usavo gli accenti acuti sulle vocali chiuse come faccio ora, ma un po’ mi piace l’idea di mantenere questa differenza, cosí che anche visivamente si possa notare la differenza, il passaggio del tempo.
Monologo o soliloquio: chi può apprezzarne la differenza?
Non so come sia potuto accadere. Sembrava una serata potenzialmente noiosa: una cena con la mia famiglia a casa di amici… Io ero ovviamente contrario, non so mai cosa fare, cosa dire… Mi sento di troppo in poche parole. Non ho argomenti né interessi da condividere… Però ormai ero stato letteralmente trascinato in ballo e dovevo ballare. Così, con l’unica consolazione che non sarebbe potuta durare troppo, mi sono messo l’anima in pace. Arrivati dagli amici l’ambiente si è rivelato cordiale e sereno, forse mi ero sbagliato e mi stavo fasciando la testa per niente. La cena è stata tranquilla e piacevole entro i limiti possibili. Forse ho ecceduto un po’ con il vino, perché durante i discorsi che sono seguiti alla cena, ho sentito la testa diventare pesante, gli arti debolissimi e, senza che potessi rendermene conto, mi sono addormentato. Sono crollato all’improvviso e non ho sognato nulla, sono certo di non aver sognato, non ho semplicemente dimenticato cosa ho sognato, perché quello non era un sonno normale. Forse è stata colpa dell’alcool, ma sinceramente non credo, è stato qualcosa che non so capire, ne sono quasi del tutto sicuro!
Quando mi sono svegliato era buio e non sentivo alcun rumore. Ho provato a stiracchiarmi ma senza alcun risultato: dovevo avere le braccia e le gambe addormentate; ogni tanto mi capita quando dormo in posizioni scomode… Ricordo di essermi stupito perché non ero a casa mia, non mi pareva di aver mai visto quella stanza; però era assurdo che non mi avessero svegliato, dovevo essere davvero tanto ubriaco per non svegliarmi… Ma in ogni caso dove mi trovavo? Sentivo la bocca come incollata, non riuscivo ad aprirla, ma d’altro canto non avevo neanche voglia di parlare. Ero ancora intontito dal sonno e probabilmente mi sarei potuto riaddormentare, ma la curiosità ha prevalso sul resto. Ho cercato di mettere a fuoco la stanza, di guardarmi intorno ma nulla! Solo il buio pesantissimo, una coltre nera che copriva e bloccava ogni cosa.
La situazione cominciava a diventare frustrante, questa mia impossibilità non solo di interagire con il mondo esterno, ma addirittura di capire dove mi trovassi mi disturbava ed indispettiva non poco… Ho aspettato e pensato. Ho pensato che magari ero io a non volermi muovere e a non voler vedere. Magari avevo subito qualche shock che mi “staccava” dal mondo circostante… Che pensiero puerile, pensare che non volessi non che che non potessi. C’è da dire però che avevo dalla mia questa situazione angosciante e quindi posso essere giustificato per l’incorrettezza dei miei pensieri. Pensieri che anche se scorretti forse mi hanno aiutato: in noi c’è molto più di quanto crediamo, probabilmente non siamo solo corpo e mente, o forse il nostro corpo e la nostra mente possono essere qualcosa di più. Io forse ne sono la dimostrazione, almeno credo.
La convinzione che io non volessi vedere, anche se in realtà non potevo, è riuscita a farmi vedere in qualche modo. Non tramite gli occhi, ma attraverso qualcosa che ancora non so: non è così facile avere una corretta consapevolezza di sé dopotutto. Purtroppo la comprensione del mio errore nel ragionamento mi impedisce di convincermi che in realtà sono io a non volermi muovere. Quel poco che ho capito di me mi paralizza, così che le uniche funzionalità “classiche” che ho riottenuto sono la vista e l’udito, anche se differenti da quelli di tutti i giorni, ed il tatto, anche questo cambiato, ma meno degli altri due. Comunque, in virtù di questi miei nuovi poteri, conquistati con la volontà, ho potuto avere un’idea di dove mi trovassi. Era una specie di sgabuzzino pieno di cianfrusaglie di ogni tipo, scope, martelli, vecchie cornici e, su uno scaffale accanto a me, una serie di barattoli, credo contenenti marmellata. Mi piace pensare che fosse marmellata di ciliegie perché a me piace tanto, anche se non credo che potrò mai assaggiarla… Ora non mi trovo più in quello sgabuzzino, sono in una stanza ben illuminata, credo arredata con gusto. Da dove mi trovo io ho la sensazione che questa sia una cucina, ora sono appoggiato su di una superficie piatta e liscia, credo sia di legno: è quasi sicuramente un tavolo. Poco tempo fa, credo, mi hanno preso e sistemato qua. Con il tempo credo di essere riuscito a capire cosa sono diventato. Mi domando se mi hanno spostato per scopo ornamentale o per mangiarmi. Una bella zucca sulla mensola credo che possa fare una bella figura, anche se non mi alletta molto l’idea di rinsecchirmi e poi fare la muffa. Forse è meglio se mi cucinano per un zuppa o per qualsiasi altra cosa si usino le zucche.
Non so, non ho mai mangiato una zucca io, forse sapevo che mi sarei sentito un cannibale a posteriori, non so. Spero di diventare una zuppa perché secondo me la “zuppa di zucca” ha un bel suono. Magari invitano la mia famiglia così posso rivederla e, anche se non credo che potrei salutarli, magari potrebbero essere fieri di me. Ci sono tante cose che non si sanno sulle zucche, ad esempio nessuno sa che abbiamo poteri che altre cose, o esseri viventi, non hanno. Abbiamo poteri telepatici ad esempio, solo che molto spesso non abbiamo motivo di usarli, forse a causa di una maggiore comprensione della vita, chi lo sa! Potremmo fare molto più di quello che facciamo, solo che non ne vediamo il motivo se non in casi eccezionalissimi come credo sia questo. Ora sto usando i miei poteri per far scrivere questo ragazzo: io detto e lui è forzato ad obbedirmi, di modo che qualcuno leggerà queste parole e vedrà che non ero solo una zucca, tra l’altro mi auguro di avere un buon sapore, ma qualcosa di più come molto spesso accade per le zucche e forse non solo per loro.
Mi sto perdendo, i miei pensieri non sono perfettamente lucidi e coerenti, forse le altre zucche non usano i loro poteri perché non capiscono che possono usarli e non perché hanno capito il senso della vita, o forse sono io che sono ancora troppo umano e troppo poco zucca per riuscire a comprendere pienamente la portata di tutto quello che mi è accaduto.
Con questo dubbio sospendo la trascrizione dei miei pensieri perché forse potrei riuscire a capire qualcosa e non è detto che sia giusto che qualcun altro capisca senza aver compiuto il suo percorso. In realtà c’è un altro motivo, quasi sempre c’è una ragione più realista dietro alla filosofia e la spiegazione è semplice: stanno portandomi, credo, vicino ai fornelli e così saprò che fine farò. Non so però se soffrirò ed avrò paura e non credo sia giusto trasmettere sentimenti del genere ad uno parente o ad un amico, figuriamoci ad uno sconosciuto!
Addio, magari pensatemi e abbiate un occhio di riguardo anche per i miei simili, dopotutto potrebbero essere vostri amici o sarebbero potuti esserlo!
Vi auguro un’esistenza felice.
Gli è andata peggio che a Pinocchio e Lucignolo.
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Non avevo pensato a loro…
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Più di una rimembranza di Poe…
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In effetti potrebbe esserci. Ora che ci penso potrebbe richiamare i racconti “Come scrivere un articolo alla Blackwood” e “Una situazione imbarazzante”, piú quest’ultimo forse, ma anche quell’altro.
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Da oggi guarderò la zucca con occhi diversi e la lapperò anziche masticarla, farò come fanno i cani quando danno i bacini per rendere tutto meno doloroso.
… e comunque bruscolini … ehmm volevo dire … complimenti! ;-)
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Fai bene, non si sa mai cosa possa pensare una zucca. O cosa abbia dovuto passare… :(
Grazie!! :D
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A volte è troppo tosta, a volte è senza sale eppure merita considerazione! ;-)
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Certo. E poi non è detto che debba per forza essere mangiata! ;)
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Ornamentale, zucca da esposizione … vietato toccare! :-)
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Però ogni tanto parlarci può fare bene! :)
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Verissimo … è così solare! :D
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Molto arancionosa o giallosa.
Con delle punte verdose ogni tanto.
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Colori meravigliosi …
E con quelle dimensioni gigantesche … quante parole può trattenere, che gran sportello d’ascolto è la zucca! ;-)
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Forse il termine “Zucca vuota” non è poi cosí negativo, perché si può sempre riempire :)
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Il migliore monologo è quello che si fa a una zucca vuota! :)
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Forse è proprio cosí.
Qui però c’è un monologo fatto da una zucca vuota! Gasp!
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per forza … non si poteva più accontentare dei suoi bruscolini!
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Esatto!
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:D
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;)
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E’ molto sul filo del rasoio, sai a cosa somiglia? Ad uno dei brevi racconti in Kiss Kiss di Roald Dahl. Adoro questo genere di storie. Le zucche per me non saranno più quel che erano prima.
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Non conosco questa antologia di racconti di cui scrivi. :(
Vedrò se riuscirò a rimediare.
Grazie per il complimento e anche le zucche ti ringraziano! :)
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Credo siano in pochi che lo conoscono. E’ un libro preso in un mercatino pulcioso ma mi è piaciuto molto. Porta come data il 1983 scritto a penna. Comunque il paragone era un complimento, tranquillo :D
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Sí, ma poi avevi detto che adoravi quel genere quindi avevo subodorato fosse una cosa positiva.
Se mai mi capitasse tra le mani ti farò sapere! :D
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Ho una zucca in terrazza da aprire. Non sarai mica tu?
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Oh no! No… per fortuna non dovrei…
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Meglio così. Con la sorella ci feci un’ottima vellutata che descrissi nel mio blog.
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Gasp!
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Ecco, premetto che io non sono così “zucca” da capire la differenza tra monologo e soliloquio ecco, ecco…questa frase mi ha colpito molto: ” Pensieri che anche se scorretti forse mi hanno aiutato: in noi c’è molto più di quanto crediamo, probabilmente non siamo solo corpo e mente, o forse il nostro corpo e la nostra mente possono essere qualcosa di più.” C’è qualcosa di studiato, di vissuto in questo? O è solo parte del racconto?
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Quello che scrivo è tutto bene o male studiato ed elaborato per quello che vorrei trasmettere. C’è sicuramente qualcosa di studiato e vissuto, ma in questo caso il tutto è filtrato dal me scrittore.
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E quanto il te scrittore riesce a distaccarsi dal te che ha vissuto?
In poche parole: quante volte ti sei sentito una zucca? :)
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Io mi sento sempre uno zuccone e quindi quando scrivo cerco di distaccarmi da quando vivo. :)
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Ah però! :D
Uno scrittore zuccone non si vede mica tutti i giorni…
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Però di tanto in tanto capitano! :D
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:D buona notte Scrittore “zuccone”
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Buonanotte :)
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Assai bello nelle sue varie parti. Merita riletture che la videolettura non mi rende facili. Anche la tematica del rapporto tra realtà e sensi è tra quelle che vivo più robustamente.
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Io ho diversi dubbi su questo racconto, ma vedo che in linea di principio risulta gradevole. Quindi probabilmente è un problema mio.
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Probabilmente puoi migliorarlo (non che ora sappia dire come!), ma ciò non significa che ora non sia una lettura densa di suggestioni
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Sicuramente è migliorabile. Sicuramente tutto è migliroabile. Però non saprei come fare ora come ora. Anche e soprattutto perché non mi va di rileggero.
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A me comunque sembra già parecchio migliore, anzi è un testo migliorissimo!
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Mi fido del tuo giudizio, rileggerlo mi costa assolutamente troppa fatica. Sono passati troppi anni.
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ATTENZIONE IL COMMENTO CONTIENE UNA METAFORA
Le riletture possono essere fruttuose se è stagione per la frutta
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Ma non è stagione, almeno credo…
Grazie per aver aiutato i lettori a capire quello che volevi dire.
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Ho ancora il vizio delle metafore, ma mi sto sforzando di essere inequivocabile! Basta, d’ora in poi scriverò solo poesie inequivocabili, non farò preoccupare più nessuno!
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Grazie, di cuore!
Oddio, adesso dovrei spiegare questo “di cuore”…
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Mi permetto di riscrivere il tuo commento in modo che sia comprensibile a tutti:
“Ti ringrazio molto”
Forse dovrei riscrivere allo stesso tutti i miei commenti precedenti, mi sento in colpa verso il lettore per avere scritto in modo egoisticamente difficile.
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Grazie, hai ragione. E mi hai anche fatto passare la voglia di trascrivere in inglese le metafore di prima, qualcosa come: «thanks of heart»…
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“Thank you very much” aiuterà il lettore inglese a capire cosa intendevi dire (infatti, l’uomo sa sempre esattamente quello che sente, pensa e dice; per questo è così importante l’esattezza matematica del linguaggio)
DIDASCALIA
Anche la donna, come l’uomo sa sempre cosa sente, pensa e dice, l’ho omessa perché la lingua italiana prevede questo quando si parla in genere di persone. Lo specifico per non essere accusato di sostenere il cliché della donna più emotiva dell’uomo. Ciao, buon proseguimento.
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«Also the woman, not only the man: women aren’t more emotive than men: it’s only a “cliché”».
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Stiamo davvero aiutando il mondo, non solo le terre di lingia italiana
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«We’re really helping the world, not only the italian language lands»
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Davvero affascinante! Una Metamorfosi in stile vegetariano. E il graduale emergere della verità dall’esplorazione che il narratore compie della propria natura presuppone grande raffinatezza narrativa! Bravo davvero.
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Grazie, sei molto gentile. In realtà la vera sfida sarebbe stata la metamorfosi minerale. Diventare un sassolino di brecciolino, una parte del tutto non considerata se non nel tutto stesso… ma ormai quel che è fatto è fatto! :)
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Bello! Rispecchia la natura particellare dell’indivuduo: insieme colonia di esseri viventi chiamati cellule e cellula di un organismo chiamato umanità. Potresti approfondire…
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Ma dovrei rifare questo racconto però sotto un’altra luce. Non credo riuscirei a ripetermi in questa maniera, purtroppo.
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