Oggi ho intenzione di polemizzare. Per polemizzare bene bisogna prendere un argomento sbagliato ed argomentare male le proprie opinioni arrivando a conclusioni scollegate logicamente dal contesto iniziale. Proverò a fare del mio meglio anche se non posso garantire la reale bontà del mio operato.
Qualche giorno fa ho cambiato il mio gravatar e mi è stato chiesto di valutare la censura da applicare alla foto da me scelta. Le opzioni possibili variavano dall’assenza di restrizioni, quella che poi ho scelto, a scene di nudo, volgarità, violenza, incitazione ad uso di droghe e sesso. La violenza, l’incitamento all’utilizzo di droghe ed il sesso erano sullo stesso piano, il nudo puro subito inferiore e le volgarità aspecifiche ancora piú sotto. Questo sistema di valutazione serve per evitare di urtare la sensibilità altrui e per tutelare i piú deboli, verosimilmente i bambini. Voglio però soffermarmi sul fatto che se qualcuno si dovesse sentire offeso per un dito medio alzato con tutte le altre dita chiuse a pugno, senza osservare le diverse variazioni, si starebbe offendendo per un dito medio; se qualcuno si offendesse per la visione di un cazzo, di una fica, di un paio di tette o di un culo, si starebbe offendendo per qualcosa che molto probabilmente ha o che sicuramente uno dei suoi due genitori ha avuto e che probabilmente gli può anche piacere; ma è sulla restrizione maggiore che si presenta anche il problema maggiore: la violenza e l’utilizzo di droghe in società possono universalmente venire considerate sbagliate, perché dannose e rischiose per la società stessa, ma l’atto sessuale è l’unico modo che ha la suddetta società di sopravvivere, equiparare i tre elementi equivale a dire che tutti e tre gli elementi sono sbagliati o giusti per la società, sbagliati in questo caso dato che la restrizione è superiore.
Approfondisco il tema sessuale osservando che un documentario su mammiferi di qualsiasi tipo è uno spettacolo fruibile da tutti, bambini e suscettibili al sesso, nonostante la presenza di copule animali, addirittura di primati. Il problema forse risiede nell’eccitazione che gli animali, esclusa una rilevante minoranza, non provocano; sotto accusa quindi è l’eccitazione, che potrebbe essere foriera di violenza o addirittura all’utilizzo di droghe, ma se cosí è, allora potrebbe essere un rischio sociale utilizzare determinata biancheria intima, determinati profumi o belletti, senza considerare le pubblicità di tali prodotti trasmesse sulle televisioni nazionali e locali e stampate sui cartelloni stradali.
Avendo citato per la seconda volta l’entità definita “bambini”, preciso che i bambini non dovrebbero aver un accesso illimitato e senza guida a radio, televisioni, internet: la tutela non spetta a chi inventa o crea ma a chi è responsabile del tutelando. Spostare l’obbligo di tutela è una scusa per censurare, niente di piú.
I piú accorti di voi si accorgeranno che quest’articolo è stato un esercizio per usare pochi punti fermi e scrivere parole triviali senza motivo, anche nei tag.
Sì, io me ne sono accorta! 😜
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Perché sei tra le piú accorte! :P
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Dato il preambolo sono profondamente deluso.
Sottoscriverei ogni parola di una polemica male argomentata su un argomento sbagliato e che arriva a conclusioni opinabili.
Da me non me lo sarei aspettato.
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Ho tradito i miei piú fermi ideali? Questo è quello che dici?
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No, è che ho sempre creduto d’essere persona logica e ora non so più chi sono, ma forse non è nemmeno una grande perdita.
Vado a reiscrivermi dall’artista.
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Meno male, temevo di aver perso io qualcosa, invece sei tu che hai perso qualcosa, la tessa d’iscrizione all’artista, a quanto pare.
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Ho bisogno di dosi quotidiane di immagini.
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Oggi mi sento di non dover creare immagini, mi dispiace per non poterti essere d’aiuto!
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Hai fatto benissimo a scrivere questo post…io con il Tag tette e tettone ho fatto un sacco di contatti ahahah 😀 ancora vivo di rendita…. si sa quello che tira…
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In realtà piú che altro è per vedere se nei termini di ricerca mi compariranno o meno: ce li ho sempre tutti non visibili per qualche motivo…
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Fidati quelli con tette compaiono… così come culo
😊😊
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Meno male, il massimo che mi è apparso è qualcosa tipo «farsi bidet dopo sega e poi lo pulisce con l’alcol»… :P
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Mmmmmmm che finezza
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Finissimo!
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Ma sei ispiratiSssimo !!
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In questi giorni proprio non so cosa mi sia preso!
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Da me la cosa più erotica che hanno cercato è stata “come si fa a capire se un’anatra è maschio o femmina” (e non credo proprio che abbiano trovato la risposta sul mio blog!). Anch’io cercherò di parlare di tette, in futuro… ;)
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Parlare di tette solitamente rallegra gli spiriti, quindi è una decisione saggia ;)
Anche da me risposte alle domande su pulire con l’alcol bidé o altro, perché non ho capito, non l’avranno trovate :P
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Pensa che un film in cui ha recitato un’attrice di cui ho parlato tipo mille anni fa si intitola “Eviration”, insomma, un grande momento di grande cinema. Lo si evince dal titolo stesso. Fatto sta che dal giorno in cui ho citato quel capolavoro del neorealismo visionario, visitano regolarmente il mio blog persone sicuramente raffinatissime che cercano informazioni sull’evirazione. Un vero peccato per loro, dal momento che non ne so assolutamente niente.
Comunque articolo interessante il tuo, e sì, la cosa si era notata, ma che ti devo dire, mi hai dato un’idea: sto pensando seriamente di scrivere qualcosa di assurdamente triviale per attirare più lettori al mio blogghettino. Si, anche se probabilmente si tratterà principalmente di maniaci. Tanto, gente che medita atti inconsulti, mio malgrado, l’ho già attirata :D che storia drammatica
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E in che modo? A parte la recensione di questo “Eviration” il tuo blog tratta tutti temi “noiosi” per i soliti maniaci!
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Non ho recensito Eviration, l’ho solo citato… pensa te se lo avessi recensito sul serio! E comunque diciamocela, i temi di cui tratto sono noiosi un po’ per tutti ;) si, sono un po’ snob
Devo pensarci su, non so… forse basterebbe un film estremamente volgare e strapieno di tette, come un film d’azione con Randy Orton. Ne ho giusto uno da vedere. O chissà, basterebbe un qualsiasi film volgare, devo solo trovare il titolo. Anche un libro andrebbe bene. Ora che ci penso, alcune poesie di Boris Vian potrebbero fare parzialmente al caso mio. In “Non vorrei crepare” ci sono pure le scimmie “a culo nudo”.
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Sí e nella versione cantata da Giangilberto Monti ci sono anche i «cazzi ficcati in certi angoli carogna», ma con Vian rischi sempre di risultare noiosetta per il grande pubblico maniaco, secondo me dovresti cimentarti con qualcosa come “Il portiere di notte”, procedere per gradi.
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Non male come film. Credo che lo cercherò per iniziare l’esperimento, vediamo quanti maniaci arriveranno su Tersite :D
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Secondo me puoi ottenere dei buoni risultati non snaturando completamente il tuo blog :)
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Infatti, anche se il film con Randy Orton merita, ma di peggio non posso. Forse sarebbe troppo per il blog.
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I blog sanno abituarsi ad ogni cosa, basta procedere per gradi se sono in linea già da qualche tempo.
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E’ difficile trovare un punto fermo tra filosofia e polemica. :-)
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Soprattutto quando si decide di usarne pochi pochissimi!
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Io sono molto brava ad argomentare male le opinioni sbagliate, talvolta anche quelle giuste. Comunque, leggendo un po’ in giro, ho notato che non sono la sola.
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L’importante è argomentare con la giusta aria di saccenza che elimina ogni possibile risposta!
Fai bene, fai molto bene!
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Uhm.. tattica da valutare, l’aria saccente non mi manca.
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Chi ha l’aria saccente non può non sfruttare!!
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Qui c’è materia per una signora polemica, qui c’è carnazza al fuoco. Mi riprometto di tornare con forchetta e coltello in un momento di minore invischiamento con le contingenze!
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Io aspetto il tuo parere, senza di esso mi smuovo a fatica, lo sai!
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Mi viene da aggiungere che la censura a volte è proprio fine a se stessa, ma non a caso o per cazzeggio: mira proprio a dire che c’è, che ci sono dei codici e che siamo tenuti a rispettarli. Così, se sappiamo che ci sono codici da rispettare anche per il semplice svago, ci abituiamo a rispettare codici in situazioni più sostanziali.
Si tratta sempre di sfruttamento dell’incapacità di distinguere la luna dal dito che la indica: si sposta l’argomento dalla sostanza (non puoi fare quello che vuoi, anche quando riguarda solo te, perché è bene che decidano altri per te) alla forma (il sesso anale è osceno; i videogiochi sono osceni; l’hashish è oscena, ecc.). E’ una manifestazione del potere a volte subdola, a volte palese, forse necessaria, forse no, forse boh.
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A mio avviso non è necessaria se non a rallentare il progresso e la cultura.
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Penso che nel 99% dei casi la censura è violenza, nell’1% dei casi sono dubbioso (casi tipo: procurato allarme, diffamazione, incitazione all’odio violento verso person specifiche); sono dubbioso perché credo nella libera espressione, ma come tutte le libertà non dovrebbe compromettere la libertà altrui. La libertà di espressione comprende anche scrivere libri con dati falsi spacciandoli per veri? Tipo: “la coca-cola cura il cancro”? E’ accettabile una censura? Non ho proprio certezze granitiche.
Tendenzialmente sono contrario alla censura, ma non vorrei diventare un talebano della libertà di espressione, tradendomi nel modo più plateale.
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Io ho il diritto di scrivere che le cole curano il cancro, cosí come tu hai il diritto di prendermi in giro o almeno di confutarmi se dico questo. Nessuno dei due ha il diritto di vietare all’uno o l’altro il suo parare.
La libertà è sempre soggetta alla libertà altrui, altirmenti non è libertà, è oppressione.
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Sono d’accordo. Ho scritto il commento precedente pensando ad alcuni casi specifici, estremi, in cui con la scusa della libertà di espressione si mira esclusivamente a danneggiare qualcuno o ad avvantaggiarsi in modo fraudolento. In questi casi la legge (a torto a ragione) prevede la rimozione dell’informazione. Se anche in alcuni casi potrei forse accettarlo (ad es. se la coca-cola ti paga per scrivere sul blog che la coca-cola cura il cancro, o un’associazione razzista ti paga per scrivere che un’etnia è inferiore), mi restano comunque dei dubbi insanabili sulla figura del censore e del giudice. Accettiamo queste figure nel nome della stabilità sociale e dell’ordine, fa cadere le palle, è piccolo borghese ma alla fine è così (è così?).
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A parte questo, non capisco quale problema creino le tette o altre parti anatomiche, non mi capacito di come possano essere bersaglio di censura, è tutta la vita che cerco di capirlo
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Anche perché se non ce le hai probabilmente ti piacciono e qualora tu non le avessi, o ti piacciono o non ti fanno nessun effetto.
Il problema a mio avviso nasce quando piacciono, la bellezza ed il piacere sono concetti che possono essere sfruttati per condurre i popoli in ogni direzione, o meglio la mancata comprensione di questi concetti.
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Come ho in qualche modo accennato prima, le società per funzionare hanno bisogno di regole, anche arbitrarie, che servono solo a rimarcare quanto è necessario che tutti si sottomettano alle regole. I tabù variano in modo estremo nel tempo e nello spazio, il loro contenuto è assurdo e contraddittorio, ma la loro presenza a mio avviso è significativa (per me anche inquietante). Accettare un tabù è dichiarare di appartenere a un gruppo, questa è la cosa importante del tabù.
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Accettare il tabú o romperlo è in entrambi i casi una dichiarazione d’appartenenza. Ma la possibilità di far evolvere il tabú non è altrettanto importante?
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I tabù evolvono spontaneamente, nel senso che si trasformano uno nell’altro. Non so se si possano eliminare, forse sono proprio una dinamica radicata nella nostra biologia.
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Io credo, ma probabilmente non ho una preparazione sufficientemente adeguata, che molti tabú siano sí evoluti col tempo, ma non da soli, bensí dal numero di persone che cambiavano idea sui vari tabú: quando una norma viene considerata superata dalla maggioranza delle persone, quella norma decade. E questo accade grazie alla possibilità di formulare pensieri divergenti da quello del tabú.
Alle volte cerco di allitterare.
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Non so fino a che punto i tabù siano un fenomeno cosciente, che si combatte con le idee. Penso ci sia molta emotività e bisogno di darsi regole e di conformarsi. Per questo non li amo molto.
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Sono probabilmente incoscienti per la maggior parte del tempo ma la cultura del tessuto sociale ove si vive inconsciamente li fa superare, abbattere, sostituire…
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personalmente non vedo un superamento ma un ciclico mutare
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Ho messo varie scelte apposta per essere piú universale possibile.
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Non mi aspetto meno da un enciclopedista!
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Meno male!
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Perché un impiegato di banca deve portare la cravatta? Non certo perché la cravatta lo fa lavorare meglio o perché di per sé lo rende più accettabile dal consumatore (se escludiamo l’abitudine del consumatore consolidata nei decenni). E’ una dichiarazione di sottomissione.
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Ed è una cosa positiva o negativa nel caso in cui è una dichiarazione di sottomissione?
Se fosse invece un “paramento sacro” per differenziare le azioni lavorative da quelle non lavorative?
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Fatico a dare un giudizio morale sul fenomeno della cravatta dell’impiegato, mi viene da descrivere e analizzare, vedo motivi storici, sociali e forse biologici, e non giungo né a una condanna né a una giustificazione. La cravatta alla fine la metti alle 8 e la togli alle 17, ma vogliamo parlare della barba sempre fatta e del taglio di capelli politicamente corretto? A mio avviso in questi casi si invade il privato, e non mi piace.
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Anche con la cravatta probabilmente si invade il privato: alle elementari con il grembiule, l’equivalente dell’uniforme da impiegato dei bambini, io mi sentivo costretto a indossare una cosa stretta e scomoda che mi faceva inutilmente caldo.
Sempre battuto contro il grembiule a scuola, ove non necessario per via di lavori sporchi.
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Intendevo che almeno l’uniforme la togli finito il lavoro, ma altri condizionamenti sono ben più invadenti e hanno un grosso impatto in ambiti che con il lavoro non hanno nulla a che vedere.
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Questo è vero: mentre l’uniforme condiziona la tua vita per un determinato lasso di tempo, altri obblighi possono essere permanenti.
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C’è chi si taglia un pezzo di prepuzio!
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E ci sono pratiche ancora peggiori che mi fanno venire i brividi solo a pensarci.
Il problema non è il decidere di tagliarsi o meno qualche parte del corpo, il problema è qualcuno che decida di tagliarti qualche parte del corpo. Finché si parla di prepuzi il problema è relativo perché non menomante. Se la società richiede un pezzo di pelle è giusto darglielo? È giusto che la società chieda un pezzo di pelle? Forse sí, anche se personalmente non mi farei tagliare pezzi cosí facilmente.
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Voto contro
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Personalmente anche io.
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E’ qualcosa di sacro, nel senso di non discutibile, ma è una sacralità imposta con la coercizione
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Se c’è imposizione e coercizione c’è giustizia? Queste cose non sono lesioni del diritto? E se non c’è un motivo per ledere un diritto perché lederlo? Non vale il concetto di lederlo a tutti cosí tutti sono uguali, perché non si sta facendo altro che ledere a tutti i propri diritti senza alcun motivo.
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Torniamo al discorso sulla censura, penso che certe regole e usanze violente abbiano come unico scopo se stesse come manifestazioni di potere e di sottomissione
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E quindi non sono da seguire, sono cosí dannose che inquinano anche le regole “giuste”, essenziali per la vita della e nella società.
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Non mi piacciono (per usare un eufemismo) ma non so se siano estripabili. Le società funzionano senza sottomissione e timore?
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Mi piace pensare di sí!
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Quando la libertà d’espressione è una scusa per danneggiare qualcuno, non sta rispettando la libertà altrui, quindi smette di essere un tema di libertà d’espressione ma diventa altro. E per questo ci affidiamo le figure da te citate, per far decidere loro ciò che è nei limiti della libertà e ciò che non lo è.
Come fare a sapere se censori e giudici, io mi limiterei solo a giudici però, compiono il loro lavoro al meglio delle loro capacità e, soprattutto, in maniera intelletualmente ontesta? Studiando ed apprendendo, dal passato in particolare. La censura però blocca, o potenzialmente può bloccare, lo studio e l’apprendimento e la fiducia in queste figure diventa fideistica: questo è un problema perché non permette piú la formulazione del dubbio sull’operato di giudici e censori e di conseguenza non si ha piú la consapevolezza dell’eventuale censura o libertà.
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Sono d’accordo al 99% ma ho un 1% di incertezza. Non sono proprio ateo, sono un po’ agnostico.
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Mi spiego meglio: dipende tutto dal modo e dallo scopo con cui scrivi una cosa. Se scrivi che la coca cola cura il cancro, la situazione è molto diversa nel caso in cui tu lo scriva in una parodia, in una poesia dadaista o in un testo medico usando dati falsi. Intendo dire che è una materia molto complessa, e a volte sfuggente, che fatico a riassumere in principi sempre validi.
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Se io voglio truffare qualcuno sto probabilmente violando qualche legge, oltre alle leggi morali, ed in tal caso l’intervento dei giudici, aiutati da periti esperti in materia, decreta che violando la legge sto ledendo la libertà altrui e quindi non posso piú avvalermi del concetto di libertà d’espressione.
In realtà mentre scrivo ho numerodi dubbi anch’io, ma se non nell’articolo, almeno nei commenti cerco di portare avanti il mio intento arogmentativo.
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Avrà mai funzionato l’anarchia?
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Io credo molto nell’anarchia perché ripongo molta fiducia in persone come me.
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Io ho un sacro timore di me, a tal punto mi adoro
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Fai benissimo!
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Adesso puoi camminare daq solo, mio caro!
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Gentilissimo come sempre!
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Io ti voglio scopare uno di questi giorni. Sono da censura?
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Vabbè che io sono da censura sempre…
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Niente censura!
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Allora OK. Mi scopi?
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Temo non sia possibile!
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Lo sapevo che in fondo in fondo tu nascondi un grande utero. <3
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Ci sono grandi difficoltà, tra le quali la distanza!
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Sì, infatti io sono un insulto e tu no.
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Accidentaccio!
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Per il buon gusto dici?
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Stai parlando con un insulto umano. Di che buon gusto parli?
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Non lo so piú!
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