Premetto, per chi non lo sapesse, che tra le molteplicità qualità che ho, c’è anche quella dell’enciclopedista e proprio per questa mia qualità conduco una campagna di informazione ed educazione per segnalare l’anternativa a Wikipedia, progetto a mio dire non sbagliato nelle motivazioni, ma nell’utilizzo. Wikipedia con gli anni è diventata l’unica fonte di sapere per la maggior parte della popolazione mondiale, grazie alla sua rapidità, facendo dimenticare al mondo intero che non è sufficiente leggere un articolo su un’enciclopedia online per conoscere qualcosa, bisogna invece studiare l’argomento in questione.
Il motivo del mio articolo però, come può sapere chi mi conosce da sempre è la polemica, polemica dovuta non a Wikipedia, bensí alla sua sorella storpia e volutamente storpiata, Nonciclopedia. Nonciclopedia dovrebbe essere un progetto satirico sulla falsa riga di Uncyclopedia, sofferente però come la summenzionata sorella seria, della scarsa utenza italiana.
Questi progetti “wiki” si basano sull’interazione dei lettori che contribuiscono a creare e correggere le voci, piú persone leggono, piú è possibile che vengano corrette le sviste. Su Wikipedia c’è un certo rigore che su Nonciclopedia manca, con il risultato che ciò che dovrebbe essere satirico o almeno divertente è semplicemente stupido e noioso.
Il grave difetto di Nonciclopedia è, in conclusione, la mancanza di divertimento e la diffusione di concetti potenzialmente divertenti travisati dagli sciocchi utenti italiani. Far ridere e stimolare il pensiero con l’arguzia è molto difficile e troppe persone pensano di saperlo fare. Tra l’altro questo problema si intreccia al concetto di “humor nero” che affligge i giovani di oggi che credono di poter essere divertenti dicendo cazzate insensate e violente.
La satira non è per tutti, come invece può esserlo un’enciclopedia. Per fare satira bisogna aver studiato ed aver sviluppato un certo senso critico e morale. Purtroppo su Wikipedia non è possibile fare nessuna di queste cose.
Ottimo!
Per conoscere un argomento lo studio è indispensabile, ma anche la pratica va considerata. Non che un ministro della salute debba per forza essere medico, eh, ma diciamo che non dovrebbe avere un rapporto solo teorico con gli argomenti. Fine del commento.
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Uno strumento come Wikipedia non fornisce neanche la base teorica. Ministri preparati su Wikipedia, questo è un incubo ricorrente!
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Ma neanche, wikipedia ha i limiti di tutte le enciclopedie, ma già il livello di formazione enciclopedica è praticamente elitario. Qui si parla di classe dirigente e di popoli formati quando va bene sui tg e sui talk show, quando va male sui salotti televisivi del pomeriggio. Dico questo senza per forza criticare questi format di intrattenimento (l’intrattenimento è il sale della vita, non dimentichiamolo)
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Personalmente io in parte critico questi format. Li critico per la loro invasività ed onnipresenza, per l’utilizzo insomma, come per Wikipedia.
L’intrattenimento è il sale della vita, non l’unica pietanza e ci sono diversi tipi di sali, diversi gusti, devono esserci.
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La penso sostanzialmente come te, comunque il problema di wikipedia come dei format televisivi sta più negli utilizzatori che nel prodotto in sé. Io credo che il popolo non sappia godere, che prenda nel modo sbagliato quello che gli viene proposto. Così, una godibilissima wikipedia (io amo wikipedia) viene trasformata in un mostro sforna-deficienti. I salotti televisivi non li ho mai saputi apprezzare, forse verrà il momento in cui saprò educare il mio gusto anche a quello.
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È giusto educare il proprio gusto?
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Per me lo è, significa ampliare la propria percezione della bellezza. A certi sapori devi fare la bocca, così a certe forme di arte. Poi ti si apre un mondo senza che se ne chiudano altri.
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Buona risposta, mi dà modo di riflettere su qualche cosa!
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E comunque l’educazione è sempre un rischio, può migliorare ma anche peggiorare (cosa è meglio o cosa è peggio però non lo sappiamo proprio bene)
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Il migliore ed il peggiore possono essere relativi ed assoluti o almeno massivamente relativi? In tal caso con il senno di poi l’educazione del singolo potrebbe arrecare un danno alla società, quindi sí, non è possibile sapere cosa sia bene o male in anticipo.
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L’educazione può nuocere anche al singolo. Ad esempio quelli che studiano la musica e diventano talebani della tecnica musicale, cessando di percepire qualunque altro aspetto.
Il peggio e il meglio possono anche manifestarsi insieme, però qui ci addentriamo in meandri senza uscita (bello!)
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Ma il problema per i maniaci della tecnica musicale non sarebbe un’educazione ulteriore, oltre che civica, anche specialistica, per superare il limite della tecnica a favore dell’espressività?
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Penso che i maniaci della tecnica siano vittime (spesso volontarie) di una cattiva educazione che nuoce ad alcune inclinazioni naturali. Allo stesso modo, certi eruditi diventano completamente incapaci di leggere la realtà, restano prigionieri dei cavilli e dei dettagli su cui sono eccezionalmente preparati.
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Quindi c’è un’educazione giusta ed un’educazione sbagliata.
L’educazione sbagliata è ancora educazione?
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Ci stavo arrivando, cioè cercavo di riparmiarcerlo!
Più che giusta o sbagliata direi buona o cattiva: cioè, affina i tuoi gusti o li spunta?
Se poi una cattiva educazione è assimilabile alla diseducazione, ora non so, ma mi sembra marginale (per ora)
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Affinare i gusti può allontanare la felicità, relegando il raffinato in un contesto elitario, perennemente insoddisfatto per la non soddisfazione dei propri gusti.
Una cattiva educazione è assimilabile ad una maleducazione, un’educazione malevola.
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Condivido in parte: la raffinatezza può allontanare, ma anche non farlo. Dipende, non perché impari ad amare un vino dal gusto amaro devi finire con lo schifare la gazzosa (l’esempio nel mio caso è sbagliato, non mi sono mai piaciute le bevande zuccherate, ma va be’).
In una sua accezione maleducazione equivale a mancanza di educazione piuttosto che a cattiva educazione, mi sembrano concetti non del tutto sovrapponibili.
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La mancanza di educazione la definisco diseducazione, che non confondo con la mancanza di educazione che in realtà è una cattiva educazione, tipica dei bambini cafoni figli di genitori cafoni.
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Per me la diseducazione è la perdita di educazione, mentre la mancanza di educazione non so come chiamarla. I bambini e i genitori cafoni soffrano di una cattiva educazione innestata perniciosamente su una mancanza di educazione. Mortiferi, insomma.
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Mortiferi va bene.
Ma cattiva educazione non può essere un’educazione votata al male o almeno svolta male?
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Diciamo che, se tutto va bene, l’educazione ti porta a godere di un maggior numero di cose, il che mi piace molto. Credo si tratti di aprire porte, non di chiuderne. Non perché impari ad amare un film di Bergman devi correre a sputare su un Fantozzi (sempre esempi così per dire)
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Sono d’accordo che l’educazione tendenzialmente apra numerose porte, ma quindi diciamo che tendenzialmente l’educazione è positiva.
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No, dipende dal tipo di educazione. Tra un’educazione nazisovietica e la mancanza di educazione preferisco la seconda, per dire. In generale però “educazione” ha un’accezione tendenzialmente positiva, in quel senso concordo!
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“L’educazione nazisovietica” non è un’educazione, ma un lavaggio del cervello, una chiusura mentale.
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E’ un’educazione (anche sofisticata, nel caso delle elite) alla chiusura.
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Abbiamo trovato forse un bandolo della matassa: l’educazione alla chiusura è male.
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Mi sa che invece abbiamo complicato il discorso introducendo una nuova variabile! :D
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Prima ci chiedevamo come potesse essere sbagliata l’educazione: bene abbiamo deciso che l’educazione che chiude è sbagliata, Abbiamo sí una variabile in piú, ma al tempo stesso abbiamo un’altra certezza che potremmo usare per risolvere l’intero sistema che stiamo montando per smontare! :)
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La parola sistema però mi terrorizza, mi evoca cose tipo Hegel o Kant che non ho mai voluto poter voler capire né potuto voler poter amare!
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Io pensavo ai terribili sistemi di disequazioni tipici del mio liceo :D
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Quelli mi stanno già molto più simpatici: molto più sintetici, più umili, più limitati negli intenti e nelle pretese
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Ma non per questo meno rigidi e chiusi, meno implacabili.
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Sono almeno schietti, nel loro ambito ristretto dicono a cosa servono e dichiarano i propri limiti. Ma Hegel, qualcuno ha mai capito a che cazzo serve, che cazzo dice e perché? E attenzione, voglio una spiegazione che sia lunga non più dell’opera omnia di Hegel, anzi al massimo 3 righe.
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Hegel aveva tre nomi, soffriva per questo spropositato numero, soffriva perché tanti come lui ne avevano tre. Cosí si è reso speciale ed ha costruisto un sistema basato sul tre.
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Mi è insopportabile. Ma almeno la tua spiegazione è rapida e puntuale. Grazie, la tua lucida compassione ti sarà ricompensata!
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Faccio quel che posso quando posso! :D
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Le categorie sono come la birra calda: indispensabili, ma se esageri l’euforia diventa peso!
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Quindi non abbiamo raggiunto un punto d’arrivo e di partenza?
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Abbiamo sicuramente potenziato le nostre funzioni biologiche
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Almeno questo…
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Cioè non credo in arte alta o bassa, al massimo ci sono cose che possono richiedere un po’ di applicazione per essere poi fruite con godimento intenso.
Molto banalmente, se non fai le elementari non puoi leggere un libro (io sì, leggevo già all’asilo, ci tenevo a dirlo).
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Essendo di febbraio sono andato a scuola con un anno di ritardo, sapevo già leggere e scrivere già da prima di andare a scuola e per questo mi annoiavo tantissimo.
Io distinguo tra arte e non arte, non tra arte alta ed arte bassa. Ogni tanto la non arte si cerca di spacciarla per arte bassa, ma questa è un’altra faccenda…
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Anche io pratico questa distinzione, pur non vedendo confini netti tra le due cose, è il modo di vedere che mi interessa di più.
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Spiegati meglio: l’arte bassa può sfociare nella non arte e viceversa? Esiste il concetto di arte e non arte la non arte è difficile da riconoscere?
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Penso che arte e non arte non siano ben separate, sebbene sia (per me, spesso) indispensabile fare distinzioni che sono perlopiù astratte. Astrarre, categorizzare è un processo indispensabile per la nostra mente, biologicamente ci porta dei vantaggi se non ne abusiamo (se non ci perdiamo nei meandri dell’erudizione).
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In passato scrissi dell’arte, forse commentasti anche tu in quell’occasione, non ricordo bene.
Per me due cose uguali possono essere una un’elaborazione artistica e l’altra no.
In questo è, come dici tu, importante la questione astratta e categorizzante.
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Ci sono talmente tanti livelli di lettura in ciò che vediamo che diventa impossibile elaborare un sistema che dica cos’è arte e cosa no. All’interno di campi ristretti, forse, approssimando, possiamo concordare linguaggi comuni, forse anche azzardare canoni, sempre tenendo presente che la nostra lettura ha un valore limitato nel tempo, nel contesto, nello stato mentale e in chissà cos’altro.
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Io fuggo dai canoni esterni, concentrandomi sulla questione morale: all’interno del giusto stato mentale tutto può essere arte.
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Non saprei dire fin dove si spinge la relatività, devo ammetterlo
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Si spinge nell’assoluto, è ovvio!
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Penso che l’universo si componga al 91,74% di relatività al 1,10% di assoluto e al 29,82% di birra calda. I miei studi oggi suggeriscono questo, però c’è ancora molto lavoro da fare
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E molta birra calda da bere!
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esperti da wikipedia ancora ancora, l’evoluzione, molto preoccupante, son gli esperti da youtube…
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Tocchi un tasto piú che dolente. Brividi ancora piú freddi!
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Nonciclopedia è un gran “papocchio”!
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Un super “papocchio”! :)
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L’ha ribloggato su Il Paradosso del Mentitoree ha commentato:
Non posso che sottoscrivere
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