Gita al mare

Pubblico un articolo che scrissi e pubblicai su un forum dove scrivevo, e scrivo ancora, tra il 2006 ed il 2009. Non son sicurissimo della data e non ho voglia di andarlo a cercare, ma non dovrebbe essere oltre questo lasso di tempo. L’operazione nostalgia si unisce all’operazione pigrizia, cosí vedendo che avevo questo file sul computer ho deciso di condividerlo senza neanche vedere se era la versione definitiva o se c’erano errori. Fosse quella definitiva, che già pubblicai, dovrebbe essere scevra di ogni errore, cosí non fosse abbiate compassione per il me che fui, giovane ed inesperto, ma soprattutto del me che sono, pigro e stanco.

Mi piace molto sentire la sabbia calda scricchiolare sotto i miei piedi, per questo sulla spiaggia cammino sempre a piedi nudi. Mi tolgo i vestiti e cammino verso il rumore delle onde. Ancora non riesco a vedere lo splendore dell’acqua, a causa di una duna di sabbia che mi copre la visuale, ma posso sentirne il rumore e soprattutto il profumo. L’odore della salsedine mi ha sempre inebriato più di ogni altra cosa al mondo. Sono arrivato sulla cima di questa duna e posso finalmente ammirare lo spettacolo più avvincente che possa fornire la terra. Le onde arrivano piano sulla spiaggia e si ritirano lentamente, dando l’idea che il mare sia un essere vivente incredibilmente placido e indifferente. Il rumore delle onde è per me un richiamo fortissimo a cui non posso resistere e così scendo dalla duna mentre il vento mi scompiglia i capelli portandomi il profumo del mare. Il sole batte forte, piccole gocce di sudore cominciano a formarsi sul mio corpo e la sabbia comincia a bruciare, ma non accelero il passo. Intendo godermi questa sensazione di calore che verrà presto mitigata dall’acqua marina. Già sul bagnasciuga i miei piedi trovano finalmente il sollievo che cercavano e involontariamente sul mio volto appare un sorriso da bambino. Provo a guardare più lontano possibile… La superficie marina è completamente sgombra, non si vede un’anima neanche sulla spiaggia a dire il vero, ma io preferisco così. Quando sono solo ho l’impressione di avere un rapporto privilegiato con il mare, come se in quel momento solo io potessi comunicarci e trasmettergli le mie emozioni ed i miei pensieri. L’acqua mi bagna le caviglie, non è tanto fredda anche se è molto più fresca della sabbia dove camminavo prima. Il sole è così caldo che ha scaldato il mare in maniera piacevole e non essendoci tanto vento che potrebbe mitigare la voglia di bagnarsi io non resisto oltre e cammino lentamente verso l’acqua. Le onde accarezzano dolcemente le mie gambe e già a così pochi passi dalla riva vedo, attraverso l’acqua limpida, dei piccoli pesciolini che scappano dai miei piedi. Mi fermo un attimo per farli riavvicinare e dar loro la possibilità di mordicchiarmi come usano fare. I loro piccoli morsi mi riempiono di piacere, ma ho voglia di sentire l’acqua sopra al ginocchio, così continuo a camminare, ormai il livello del mare è arrivato alla cintola, metà del mio corpo è immerso e l’altra mia metà vorrebbe seguirla, ma voglio andare piano, procedere per gradi. Mi volto verso la spiaggia. Sono a una ventina di metri dalla riva, ancora non si vede nessuno, probabilmente oggi non verrà nessuno. Sono fortunato. Volgendo lo sguardo intorno vedo solo la calma piatta e sorniona del mare che mi invita a visitarlo e ad usufruire di tanta bellezza. Quanto mi piacerebbe poter vivere nel mare, sentire i flutti attorno a me e poi immergermi come un pesce e nuotare liberamente in ogni direzione senza sentire i rumori violenti della superficie, ma solo i suoni attutiti del mare che mi protegge e mi culla. Avanzo ancora un paio di metri, l’acqua mi arriva al petto, così tiro su le gambe e inclino leggermente il corpo all’indietro per bagnarmi i capelli e le orecchie, che come vengono immerse mi isolano completamente dal mondo di fuori e smetto anche di sentire il fischiare del vento. Chiudo gli occhi e solo la luce del sole che filtra attraverso le mie palpebre mi fa capire che non sono in fondo al mare, ma sulla sua superficie. Mi distendo completamente e faccio quello che comunemente viene chiamato il morto a galla. Tiro su le punte dei piedi e mi lascio cullare dalla calma marina per qualche minuto, poi mi rimetto in piedi, prendo una boccata d’aria e mi immergo nell’acqua limpida. Il sale inizialmente mi brucia gli occhi, ma non ci bado, anzi mi piace la sensazione di bruciore che sento, così mi avvicino al fondale, che sarà profondo al massimo un paio di metri. La sabbia qui sotto è finissima, non ci sono sassi e scogli, un po’ mi spiace, avrei voluto vedere qualche riccio di mare oppure qualche animaletto che si nasconde sotto ai sassi… Mi giro verso la superficie cercando di vederci attraverso, vedo il leggero incresparsi delle onde e nulla più. D’improvviso sento il desiderio di provare la libertà di movimento cui tanto anelo. Così provo a fare una cosa per me impossibile immerso nell’aria: una capriola nel vuoto. Mi do una piccola spinta con le mani in avanti ritirando le gambe ed il mio corpo compie una rotazione in avanti senza la minima difficoltà. Un po’ di acqua marina mi entra nel naso, ma la cosa mi disturba molto poco, meno certamente, dell’aria che sono costretto a respirare, quindi torno in superficie. Tiro fuori la testa, facendo in modo di non voltarmi verso la spiaggia per avere l’impressione di essere immerso nell’immensità, se facessi qualche passo indietro e uscissi di più dall’acqua sentirei la pressione dell’aria, che mi opprime e mi limita nei movimenti, quindi nuoto verso il largo, sotto di me il fondo sarà circa a cinque o sei metri, se mi volto verso la spiaggia ora, la vedo lontanissima. Sorrido pensando alla distanza che c’è fra me e la terraferma. Non ho nessuna voglia di uscire, di tornare schiavo della gravità, mi volto verso il largo, nuoto ancora qualche metro, mi sento mancare il fiato, il movimento continuo e perpetuo del mare mi sta letteralmente sfiancando, ma non mi preoccupo di questo, mi sdraio di nuovo sulla superficie marina, e muovendo piano i piedi come fossero due pinne mi sposto verso il largo. Tengo gli occhi chiusi perché la luce del sole ora mi brucia gli occhi, il mio respiro ora sta rallentando e normalizzandosi, la sensazione di benessere che mi pervade riesce a farmi dimenticare l’affaticamento muscolare. Non resisto più, prendo una grande boccata d’aria e mi re immergo, scendo piano, le orecchie mi fischiano un poco, ma smettono subito, comunque scendo di un altro paio di metri, sono abbastanza vicino al fondale ora, qui c’è qualche sasso, ora sono sul fondo, ci sono delle conchiglie piccolissime, vedo qualche granchio nascosto sotto i sassi. Ho una voglia incredibile di imitare questi piccoli animaletti, potermi nascondere sotto una roccia e rimanere riparato dal resto del mondo. Soffio via l’aria dai polmoni per evitare la spinta continua verso l’alto. Mi aggrappo allo scoglio. Non voglio uscire dal mare e non ne uscirò, il mare si nutrirà di me, io farò parte del mare. Ecco, mi manca l’aria, cerco di respirare e sento l’acqua entrarmi nei polmoni, fra poco non avrò più nessun problema, sarò cullato dal mare per semp…

About ysingrinus

Mi sono accorto che non avevo scritto niente qui e cosí ho deciso di scrivere qualcosa.
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34 Responses to Gita al mare

  1. Silvia ha detto:

    Ma daiiiii…..anch’io amo il mare ma mica mi lascio affogare per questo, sempre il solito esagerato! 😜

    Date: Thu, 13 Nov 2014 14:15:23 +0000
    To: silvia-1959@live.it

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  2. afinebinario ha detto:

    Sei affogato in un racconto che non fa per niente acqua ;-)
    Bravo, complimenti!

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  3. Pingback: Riempimenti di prova | Discussioni concentriche

  4. lilasmile ha detto:

    Sono andata a curiosare anche perché io adoro il mare e ne è valsa la pena!
    Non è malaccio il tuo racconto…

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Fhtagn

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