Lingua

Oggi vorrei scrivere qualcosa che avevo detto tempo fa che avrei voluto scrivere e che ho detto pure a Tiols, detto Tioly, avrei scritto. Approfitto dell’evento per rassicurare il mondo intero, ché sono tornato a casa, la mia tastiera finalmente funziona e il ritmo della vita dove sono adesso non è neanche lontanamente paragonabile a quello di Roma, dove sono stato in questi giorni in cui sono stato dove sono stato e non sono stato dove non sono stato.
I piú arguti tra gli arguti avranno sicuramente notato che l’ultimo collegamento inserito è in inglese. Come mai in inglese, chiederanno i piú curiosi tra gli arguti (i piú arguti tra gli arguti, collegheranno il titolo dell’articolo, la lingua inglese, e vecchi discorsi fatti sul blog del primo collegamento)?
Semplice, come risponderanno i piú saccenti tra gli arguti, perché ciò di cui mi accingo a scrivere riguarda proprio l’inglese, almeno come emblema di ciò di cui mi accingo a scrivere. Mentre scrivo ho l’impressione di aver scritto queste cose, non nella maniera in cui le sto scrivendo ora, ma nei contenuti sí. In tal caso direi di ritenere quest’articolo un esercizio di stile, altrimenti di ritenermi vecchio, con problemi di memoria. Quello che voglio criticare oggi è la cultura del doppiaggio cinematografico e no. Migliaia di film, recitati da attori diversi, con caratteristiche anche uniche, vengono appiattiti da uno sparuto numero di attori italiani, ogni attore copre il ruolo di minimo quattro o cinque attori, come se Vincent Price doppiasse Peter Lorre, Joseph Cotten e Peter Jeffrey. Il risultato sarebbe che il film diventerebbe alienante, una specie di “Essere John Malkovic” uditivo e non visivo. Bene questa situazione alienante c’è con ogni film, o serie televisiva, straniero proiettato o trasmesso in Italia.
Una sera mi sto guardando un bel brutto film, “Battledogs”, che non consiglio a nessuno, e terminato il film chiudo gli occhi e sento che il film continua nonostante sia finito. Perché il programma successivo ha gli stessi doppiatori di quello precedente, un fiume insensato che travolge i sensi, un mattarello che spiana ogni accento, ogni caratteristica linguistica.
Nota a margine: tempo fa è uscito un film sugli zombie (anche se a me piace dire zombies), doppiato non da attori professionisti, molto criticato perché non c’erano le solite quattro voci che tanto rassicurano e rincuorano lo spettatore italiano, critiche alla trama o agli effetti speciali non ne ho sentite, non piú che per ogni altro film sugli zombie in ogni caso.

About ysingrinus

Mi sono accorto che non avevo scritto niente qui e cosí ho deciso di scrivere qualcosa.
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47 Responses to Lingua

  1. Che poi, diciamolo, l’italiano artificiale del doppiaggio professionistico fa anche un po’ cagare. Tipo: Giòrgio che diventa Giórgio o zucchero che diventa [ts]ucchero (ma chi al mondo parla così in italiano??). Senza nulla togliere alla bravura dei 4 doppiatori di cui parlavi nel post.

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  2. tiols ha detto:

    Sììììì! Grande! 1 perché m’hai citato, e quindi ti ringrazio. 2, più importante, perché hai trattato un tema che mi sta molto a cuore. Il vero problema non sta nei doppiatori, che sono comunque dei subordinati, ma nel chi gestisce questo traffico di voci ritradotte (e titoli che non hanno niente a che vedere con quello originale).
    Bravo comunque, ottimo argomento e ottima spiegazione degli accaduti che ti sono accaduti, guardando la tv.

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  3. Gintoki ha detto:

    Aggiungerei un’altra problematica, sempre legata al doppiaggio e cioè l’adattamento. A volte magari può starci per esigenze di sincronia, altre volte cambiano le battute non ho ben capito per quale motivo

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  4. marlatremaine ha detto:

    Ti quoto, straquoto e perquoto!
    Ogni attore ha la sua connotazione vocale, le sue qualità interpretative attraverso l’inflessione, l’accento, i ritmi. Il doppiaggio attuale omologa e appiattisce qualsiasi personaggio, togliendo originalità e caratterizzazione.
    Spesso, stravolgendo i dialoghi e i significati (non parliamo delle battute e dei doppi sensi, ignorati bellamente o, io credo, manco compresi).
    Allora quel turbante nasconde un cervello in funzione: me ne compiaccio!

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  5. ludmillarte ha detto:

    il film che continua anche se è finito perché la continuazione procede oltre la sua fine è divertente ed accattivante assai quanto tutto il resto del rimanente post ant e postea :P

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Fhtagn

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