Il tempo dello specchio

Per colpa del caldo e delle mosche mi vedo costretto a riflettere su ciò su cui solitamente non mi soffermo.

Colpevole la mia proverbiale memoria, tanto che si dice «memoria da Ysingrinus», e il mio scarso tempo passato davanti allo specchio quando mi capita di guardarmici riflesso, non per pettinarmi i baffi, mi accorgo che nonostante il mio aspetto sbarazzino, nonostante la mia ferma volontà, il tempo passa anche per me.
Cresco e addirittura invecchio!

Capelli bianchi che sono sicuro una volta non ci fossero, peli della barba bianchi, rughe che una volta non avevo, occhi stanchi e vecchi, la cui profondità dona il fascino che mi contrddistingue, tanto che si dice «Affascinante come un Ysingrinus», che in gioventú non avevo.
Avrò anche avuto meno fascino ma sicuramente avevo dalla mia la giovine età!

Se penso a eventi che, sempre per la mia proverbiale memoria, mi sembrano recentissimi, che posso quasi toccare con mano volgendomi indietro, mi accorgo, calendario e specchio alla mano, che sono invece vecchi di una ventina d’anni, poco meno quelli piú recenti.
L’altro ieri giocavo a nascondino con gli amici e mi arrampicavo sugli alberi. Ora se mi arrampico da qualche parte è solo per far vedere che sono ancora in grado di fare certe cose o per entrare in proprietà private altrui di straforo.
Cosa che magari facevo anche da ragazzino, ma non lo facevo per dover affermare che ero ragazzino, perché lo ero. Adesso se lo faccio è per far vedere che per me gli anni non passano.
Poi lo specchio dice il contrario, i documenti diconto il contrario, il fiatone dice il contrario.
La bilancia non dice niente perché non la faccio parlare, altrimenti anche lei avrebbe da dire.

Una volta avrei saputo scrivere un articolo come questo in maniera organica, ora invece la regressione non solo fisica si fa sentire anche su ciò che scrivo ed il risultato eccolo qua.

Voglio vedere come sarò decrepito fra vent’anni!